“Ogni scusa è buona”
In relazione al comunicato diffuso dalla Libera Caccia, la Federazione Italiana della Caccia ritiene doveroso intervenire per respingere con decisione una ricostruzione dei fatti che appare fuorviante, ideologica, allarmistica e miope, non riuscendo ANLC a leggere correttamente il contenuto di quell’emendamento. Sembra infatti che Libera Caccia abbia “parlato a nuora (Federcaccia) perché suocera (il Governo e la maggioranza parlamentare) intenda”. Se l’intenzione della Libera Caccia è quella di affermare che questo Governo, al di là di quello che ha più volte affermato, sta portando avanti politiche e disegni contrari alla caccia e ai cacciatori, lo dica con chiarezza ai propri associati e non si nasconda dietro ad attacchi a Federcaccia, che non ha certo chiesto questo emendamento e non vota in Parlamento. Tralasciando pure che come abitudine per ANLC ogni scusa è buona per cercare nel malcontento nuovi tesserati, colpendo preferibilmente sempre e comunque Federcaccia, con quella dichiarazione Libera Caccia di fatto si allinea alle posizioni della compagine anticaccia. Se davvero questa è la convinzione dell’Associazione, abbia allora il coraggio di dirlo apertamente e senza ambiguità: sostenere che il Governo “prende in giro” i cacciatori significa dichiarare una sfiducia politica che nel comunicato è già presente, anche se mascherata da allarmismo.
Troppe “maschere”
Federcaccia, lo diciamo chiaramente, non lo pensa! Il Governo non ha certo bisogno della nostra difesa e siamo certi che se lo riterrà opportuno saprà rispondere adeguatamente. A indossare più maschere è evidentemente Libera Caccia, che con una sostiene e plaude l’impegno del Governo, in particolare del ministro dell’Agricoltura, mentre con l’altra lo critica per grattare la pancia e cavalcare l’insoddisfazione di molti cacciatori per una riforma che, questo non possiamo esimerci dal riconoscerlo, tarda ad arrivare e che con la stessa Manovra poteva, almeno nei punti più urgenti e necessari, essere anticipata. Non comprendiamo infatti, come abbia trovato posto una norma sugli Istituti privati e non una sul regime fiscale degli Ambiti Territoriali di Caccia. Questa sì, richiesta da Federcaccia. Nel merito tuttavia, va chiarito che la norma oggetto di contestazione non va a insidiare in nulla il modello sociale della caccia italiana e non è l’anticamera dell’abolizione dell’articolo 842 del Codice Civile paventata nel comunicato della Libera. Così, non modifica il rapporto fra l’estensione delle aziende faunistico-venatorie e agrituristico-venatorie e il resto del territorio a caccia programmata, che rimane fissato al 15% come previsto dalla 157/92. Si tratta di una disposizione di carattere tecnico-fiscale, che aggiunge la possibilità, se lo si vuole, di gestire le AFV operando come imprese, senza essere costrette a forme ambigue o irregolari di erogazione dei servizi, tenendo fermi gli obblighi di miglioramento ambientale a favore della biodiversità e del mantenimento degli habitat.
Nessuna vergogna
Vale la pena ricordare, senza che la cosa abbia mai sollevato scandalo, che gli Istituti privati sono frequentati da un numero elevatissimo di cacciatori, in particolare le aziende agrituristico-venatorie, non solo per giornate di caccia, ma anche per addestramento cani, gare, raduni e manifestazioni cinofile. ANLC compresa, come testimoniano anche filmati tranquillamente fruibili in rete. E del resto, sia chiaro, non è certo qualcosa di cui vergognarsi. L’emendamento poi, mira anche a promuovere la gestione attiva del territorio favorendo la valorizzazione di quelle aree interne, spesso marginali, ma di grande importanza per la biodiversità e il mantenimento del tessuto sociale e la sopravvivenza delle comunità locali che in queste aree vivono, lavorano e tramandano valori e tradizioni che rischiano di scomparire e di cui la caccia fa parte. Perché, anche questo è bene sottolinearlo con forza, l’ambiente ha bisogno di investimenti economici per essere correttamente gestito. O anche su questo la Libera la pensa come certi ambientalisti e ritiene che la natura si regoli da sola e che l’ambiente si tuteli solo a parole?
Guerra ideologica
Questo emendamento chiama a maggiori responsabilità diversi attori: le Regioni, che hanno il compito di coordinare e vigilare sulla corretta applicazione delle procedure e delle prescrizioni specifiche per la gestione delle aziende, compreso l’adempimento dell’obbligo di tutela e incremento della biodiversità. Le associazioni agricole, che dovranno fare formazione ai propri associati concessionari e conduttori di Istituti privati affinché intrepretino correttamente il ruolo affidato loro. I cacciatori, affinché non accettino di fruire dei servizi offerti da queste imprese in elusione delle norme fiscali. Le Associazioni venatorie, che in questa catena dovranno svolgere un ruolo attivo di controllo e stimolo. È del tutto strumentale sostenere che la tutela della cosiddetta “caccia sociale” passi attraverso una guerra ideologica contro le aziende faunistico-venatorie. Questi Istituti esistono da decenni, sono previsti dalla normativa vigente e a giudicare dalle polemiche, l’unico vero rischio che oggi qualcuno sembra temere è la fine di pratiche opache per colpa delle stesse norme fino ad ora in vigore, finalmente ricondotte a un quadro più trasparente.
Riforma degli ATC
Ci chiediamo, però: dove era Libera Caccia fino ad ora? Quali iniziative ha intrapreso, per citare un aspetto fra i tanti, per una profonda e ragionata riforma degli ATC, questi sì strumenti importanti per la tutela della caccia sociale, affinché possano essere pienamente gestori del territorio, produttori di biodiversità e non semplici “lanciatori” di selvaggina? E sulle opportunità del Regolamento per il ripristino della natura? O, ancora, sul proliferare in nome del green di impianti solari e torri eoliche che sottraggono molti più ettari cacciabili delle “riserve”? Su questi nodi strategici, che incidono davvero sul futuro della caccia, non risultano pervenute da parte di ANLC prese di posizione né proposte. Infine, all’insegna dell’imperituro motto che “a pensar male…” l’intervento della Libera ci spinge a rilevare una contraddizione di fondo: la legge 157/92, pur con tutti i suoi limiti, rappresenta un sicuro baluardo a tutela della caccia sociale contro la caccia puramente privatistica. Libera Caccia si è sempre dichiarata contraria a questa legge: non è che, chiedendone l’abolizione o una revisione radicale dei suoi principi cardine, finisce proprio per favorire l’aumento degli istituti privati che oggi dice di voler contrastare?
Caccia sociale
La Federazione Italiana della Caccia respinge quindi con fermezza l’idea che la “caccia sociale” sia morta o che qualcuno ne abbia firmato il certificato di morte. La caccia sociale si difende con serietà, responsabilità, proposte concrete e capacità di stare nei processi politici reali, non con proclami apocalittici che rischiano solo di fare il gioco dei suoi veri nemici o slogan pubblicitari. La guerra di classe e ai privilegi dei “padroni” – che peraltro non ci pare mai sia mai stata nel DNA della Libera, che forse adesso vive qualche crisi di identità – è finita da un pezzo. Oltre a mettersi gli occhiali, si tolga l’elmetto. Senza contare che oltre ai “privilegi”, che già avevano e che nessuno ha aumentato, adesso ai “padroni” sono stati recapitati anche precisi doveri. E di questi ne trarranno vantaggio tutti i cacciatori (Ufficio Stampa e Comunicazione Federazione Italiana della Caccia).
































