ROMA — La riforma della legge 157/1992 non è frutto di un’improvvisazione politica, né tantomeno di pressioni esterne al Parlamento. Lo ha chiarito in Aula il rappresentante del Governo, rispondendo all’interrogazione dell’on. Zanella, ribadendo come il testo del nuovo disegno di legge sia stato elaborato su sollecitazione diretta di cinque Consigli regionali, della Conferenza delle Regioni, di numerosi comuni e, soprattutto, a seguito di un atto di indirizzo parlamentare approvato all’unanimità nella scorsa legislatura.
Il documento parlamentare – atto n. 337, discusso nella Commissione Agricoltura del Senato – conteneva 21 punti chiaveper affrontare in modo strutturale il problema dell’eccessiva presenza di fauna selvatica. Ungulati, cinghiali in particolare, stanno infatti mettendo in seria difficoltà l’attività agricola, l’equilibrio degli ecosistemi, la sicurezza pubblica (con incidenti stradali anche mortali) e la salute animale, con rischi di diffusione di patologie come la peste suina africana.
Su questa base, il Governo ha ritenuto doveroso procedere, nella piena legalità e nel rispetto dei vincoli europei. Nessuna concessione arbitraria alla lobby venatoria, dunque, ma un percorso trasparente e partecipato.
“Non è vero – ha puntualizzato il Ministro – che saranno ampliate le specie utilizzabili come richiami vivi, né che ci siano modifiche sull’uso dei roccoli. Anche la presunta apertura alla caccia nelle aree marittime demaniali è destituita di ogni fondamento. Si tratta di fake news alimentate ad arte per creare polemica.”
Al contrario, si punta a strumenti più flessibili nella redazione dei calendari venatori, aggiornati sulla base di dati scientifici, anche in considerazione dei cambiamenti climatici.
Il Governo, nel riaffermare l’intenzione di mantenere un confronto aperto con tutte le associazioni – ambientaliste, animaliste, venatorie e scientifiche –, intende proseguire lungo un percorso di modernizzazione della normativa che tenga conto delle mutate esigenze del territorio, dei diritti degli agricoltori, ma anche della conservazione del patrimonio faunistico, in un equilibrio non sempre facile, ma indispensabile.