Le ragioni dei cacciatori
Non c’è niente da fare, noi della Libera Caccia siamo fatti così! E questo è il nostro orgoglio perché ci differenzia dagli altri. Alle chiacchiere inutili da “Bar dello sport”, che finiscono insieme all’ultimo sorso di birra e non lasciano la minima traccia nella politica venatoria nazionale, noi della Libera Caccia preferiamo metterci la faccia. La faccia e anche tanti soldi, tutti quelli che servono ai comuni mortali – quelli che non fanno parte delle associazioni ambientaliste che non spendono un centesimo per i lori ricorsi isterici – per cercare di far valere le ragioni legittime dei poveri cacciatori tartassati quotidianamente da anticaccia di ogni colore, politici, Ispra e giornalisti compiacenti.
L’ennesima prevaricazione arrogante
La sentenza emessa dal Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio è di quelle (abbastanza rare, purtroppo) che ci inorgogliscono come Associazione venatoria visto che siamo stati gli UNICI ad avere il coraggio e la coerenza per ribellarci all’ennesima prevaricazione arrogante di qualche amministratore pubblico che, solo per fare bella figura nei confronti degli animalisti, si mette a legiferare al posto dello Stato. L’8 aprile di quest’anno, infatti, il sindaco di Ceprano, in spregio alla legge nazionale che regola l’esercizio venatorio, “abusando” dei poteri conferitigli e senza il minimo coinvolgimento delle Autorità e dei vari portatori di interesse, compresi i cacciatori, aveva ritenuto di emanare, una: “Ordinanza contingibile e urgente recante il divieto di esercizio dell’attività venatoria alla specie cinghiale, a salvaguardia della pubblica incolumità nelle zone adiacenti le aree abitate e produttive”: Tutti sono rimasti stupiti e increduli di fronte ad una simile ordinanza che aveva suscitato stupore, incredulità ma tutte le associazioni venatorie (e non solo loro) si erano limitate ad una sterile invettiva priva di valore.
Un vanto
La Libera Caccia, invece, non si è accontentata di diramare il solito comunicato sdegnato ma, con la firma del Segretario Generale Angelo Ciotoli, confortato dal parere dell’Ufficio di Presidenza, ha incaricato uno Studio Legale per presentare un articolato ricorso tendente all’annullamento di quella incredibile ordinanza sindacale del Comune di Ceprano. E stavolta, il TAR ha accolto in pieno il nostro ricorso ritenendo che tale ordinanza, oltre a non essere coerente con gli obiettivi di contrasto alla diffusione della Peste Suina Africana, era, tra l’altro, affetta da un palese difetto di istruttoria e da un eccesso di potere. Siamo particolarmente orgogliosi di aver condotto questa lotta in favore non solo dei cacciatori di questo comune del frusinate ma di tutti i cacciatori italiani contrastando in maniera civile e con argomentazioni tecnico-scientifiche, lo strapotere di tanti amministratori locali che ritengono di potersi sostituire allo Stato e alle Regioni in materia venatoria. Sì, noi siamo fatti così e ce ne vantiamo. E chi vuole unirsi alle nostre lotte non deve fare altro che diventare un nostro socio. Viva la Caccia e… in bocca al lupo (Paolo Sparvoli, presidente ANLC).