L’episodio contestato
Il soccorso di un raro picchio nero nel Bresciano ha spinto il WWF ad accentuare la sua tradizionale crociata anti-caccia. Purtroppo l’esemplare è morto a causa delle ferite ricevute e l’associazione ambientalista ha già individuato i responsabili: “Questo episodio non è isolato. In queste prime settimane di stagione venatoria, il CRAS WWF ha già accolto numerosi animali protetti feriti da fucilate, oltre a uccelli sequestrati dalle autorità perché detenuti illegalmente. Una situazione che si ripete ogni anno, in particolare nelle province di Brescia e Bergamo, dove il fenomeno del bracconaggio assume proporzioni allarmanti“.
Le colpe della politica
Il WWF se l’è presa anche con la politica: “La responsabilità della politica regionale è evidente e non può più essere taciuta. Il Consiglio e la Giunta regionale della Lombardia dimenticano di amministrare un territorio con una delle più alte concentrazioni di bracconaggio a livello nazionale e continuano ad approvare provvedimenti richiesti – se non imposti – dalla frangia più estrema del mondo venatorio, che detta legge nella regione“.
Stretta correlazione
Poi l’affondo principale contro la caccia: “Spesso il mondo venatorio si limita a ribadire che caccia e bracconaggio sono due cose diverse, così lavandosene le mani e ignorando del tutto il problema. Ma i dati, soprattutto in Lombardia, dimostrano una stretta correlazione tra la pratica venatoria legale e i fenomeni di illegalità. Questo atteggiamento di disinteresse, condiviso da gran parte di politica e associazioni venatorie, le quali piuttosto che isolare e reprimere, con i fatti, chi persevera in questi deprecabili comportamenti, alimenta un senso di impunità tra chi continua a sparare a qualsiasi cosa si muova, a tappezzare le valli di reti e trappole, a trafficare animali vivi e morti per ottenere profitti illeciti“.




































