Cosa rivela l’indagine
Il valore dell’industria armiera per uso civile in Europa è stato quantificato grazie allo studio socio-economico intitolato “The Firearms and Ammunition Sector for Sporting, Hunting, and Civilian Use in Europe”, condotto dall’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”. I risultati dimostrano che il settore, compresi i servizi correlati, le catene di approvvigionamento e gli effetti indotti, genera un valore annuo di 180 miliardi di euro, rappresentando in media lo 0,99% del Prodotto Interno Lordo (PIL) dell’Europa. In totale, sono coinvolti più di 1,1 milioni di dipendenti nei 30 Paesi analizzati, inclusi tutti gli Stati membri dell’UE, Norvegia, Svizzera e Regno Unito. Per quanto riguarda in particolare l’industria europea delle armi da fuoco e delle munizioni ad uso civile e sportivo, lo studio rivela che il settore impiega circa 80.000 persone e genera un fatturato annuo di circa 12 miliardi di euro (considerando anche l’industria dei componenti e i settori ausiliari delle armi da fuoco).
Grande orgoglio
I dati sono stati condivisi nel corso dell’evento tenutosi presso il Parlamento Europeo di Bruxelles intitolato “The socio-economic impact of hunting, sports shooting, and the related sectors in Europe”. All’incontro hanno preso parte l’Onorevole Isabel Benjumea, Membro del Parlamento Europeo (MEP) e Vice Presidente dell’intergruppo parlamentare “Biodiversity, Hunting, Contryside”. “Questi dati confermano in modo inequivocabile che il nostro settore non è soltanto una tradizione culturale e sportiva radicata in Europa, ma anche un motore economico di primaria importanza.” – ha commentato il neoeletto Presidente ANPAM Andrea Andreani – “Siamo orgogliosi che, ancora una volta, gli studi condotti dall’Università di Urbino, attestino il ruolo di eccellenza che l’industria armiera e delle munizioni italiane riveste sui mercati internazionali, confermandosi come una delle espressioni più prestigiose del Made in Italy. Per questo confidiamo che le istituzioni europee supportino il settore come merita.”
Indotto a livello continentale
Uno dei cinque autori dello studio, il Prof. Fabio Musso, ha dichiarato: “Partendo dall’esperienza positiva di uno studio analogo condotto in precedenza in Italia, abbiamo deciso di intraprendere un progetto di più ampio respiro volto ad analizzare l’impatto socio-economico dei settori delle armi da fuoco, delle munizioni civili e dell’indotto a livello europeo. Il risultato è uno studio unico nel suo genere, che fornisce una valutazione approfondita dell’intero settore e del suo valore in termini di fatturato e occupazione.” Thierry Jacobs, Presidente di AFEMS, ha commentato: “Ringraziamo l’Università di Urbino per questa ricerca innovativa che evidenzia il significativo impatto socio-economico del nostro settore in Europa. Riteniamo sia di fondamentale importanza avere contezza del peso dell’intero settore, che contribuisce con quasi l’1% al PIL europeo. Questo è un dato di cui le Istituzioni Europee dovrebbero essere consapevoli e tenere in considerazione.”
Analisi del settore
Luciano Rossi, presidente dell’ISSF, ha aggiunto: “Siamo molto soddisfatti di questo nuovo studio che dimostra il valore economico del tiro sportivo. Apprezzo in particolare l’approccio olistico adottato dagli autori dello studio, perché il tiro sportivo e i suoi praticanti sono parte integrante di un settore di successo con una forte comunità di tiratori”. Bertille Seive, Presidente di IEACS, ha sottolineato che: “Esistono già altri studi in circolazione a livello nazionale sull’impatto socio-economico del nostro settore; tuttavia, a differenza di questo, spesso differiscono tra loro sia per l’ambito che per la metodologia applicata. Questo è certamente ciò che rende la ricerca dell’Università di Urbino piuttosto unica”. L’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo” si pone da anni l’obiettivo di analizzare il settore armiero per uso civile in Italia, relativamente alla produzione di armi e munizioni destinate alle attività sportive, venatorie e per difesa personale dal punto di vista del sistema produttivo e distributivo. Questo permette di misurarne il valore economico in termini di fatturato e valore aggiunto; e stimarne le ricadute positive su tutto il sistema (fonte: ANPAM).