Accuse contro le “lobby”
Riparte oggi, con la preapertura in 16 Regioni italiane, il rito della caccia: “Barbaro, crudele, anacronistico”, lo definisce Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente – costerà la vita a milioni e milioni di uccelli e di altri animali”, nel corso della stagione che aprirà per tutte le doppiette il 21 settembre. “Poco importa – insiste – che il territorio sia devastato da alluvioni e incendi (quest’anno 55mila, ben 6800 in più del 2024) e che l’Ue, sulla scorta del buon senso e della scienza, vieti la caccia nella fase della riproduzione: le lobby venatorie spadroneggiano e le Regioni si adeguano. Sarà l’inferno per 15 specie di uccelli dichiarate cacciabili in preapertura, compresa la tortora selvatica in Sicilia (nonostante la richiesta di moratoria avanzata dall’Ue) e il colombaccio di cui anche l’ISPRA ha rilevato il forte declino.
Troppa pressione
Pare incredibile: siamo nel XXI secolo eppure la caccia per divertimento si pratica ancora. Alcune amministrazioni regionali, piegate dalle pressioni delle categorie interessate, hanno deciso di sacrificare il patrimonio faunistico di tutti per assecondare il divertimento e gli interessi di pochi.
Caccia in declino
Così facendo violano la direttiva uccelli, contrastano la Legge Brambilla – in vigore da due mesi, che riconosce gli animali come esseri senzienti portatori di diritti – e distruggono il lavoro di chi, a diverso titolo, difende la biodiversità, uno dei tesori del nostro Paese”. “Fortunatamente – conclude la deputata – la caccia è in declino. Negli anni Ottanta i cacciatori erano 1,7 milioni, oggi si stima che non superino le 500mila unità. Gli italiani sono contrari, i giovani ne sono disgustati. E anche la politica comincia a rendersi conto che appoggiare le doppiette è ormai controproducente” (DIRE).