Il confronto
È stato pubblicato in forma scientifica sul Journal of Vertebrate Biology uno studio sul monitoraggio della lepre europea. Il lavoro è stato progettato e coordinato da Francesco Santilli dell’Ufficio Studi e Ricerche Faunistiche e Agro-Ambientali di Federcaccia. Sebbene la termografia a infrarossi sia più costosa, il suo utilizzo nel monitoraggio della fauna selvatica sta diventando sempre più comune. L’uso del visore termico è stato confrontato con il tradizionale faro da 100 watt per il monitoraggio della lepre europea in 20 aree campione nell’Italia centrale.
Vegetazioni alte
Benché la termografia a infrarossi abbia rilevato il 37% di lepri in più rispetto ai conteggi con il faro, nel complesso, le densità stimate con i due metodi non sono risultate significativamente diverse. Questa differenza è dovuta in parte alla maggiore distanza a cui le lepri possono essere rilevate con la termografia, ma in parte perché questo strumento consente un migliore rilevamento delle lepri in ambienti con vegetazione più alta, come leguminose foraggere e campi incolti.
Indice di biodiversità
Tuttavia, negli ambienti collinari tipici dell’Italia centrale, la termografia a infrarossi è risultata più accurata e riduce il rischio di sottostima. L’importanza dello studio risiede nel fatto che la lepre europea non è solo una specie di interesse faunistico-venatorio, ma rappresenta un significativo indice di biodiversità e quindi della qualità degli agro-ecosistemi (fonte: FIDC).