La visita del presidente nazionale
Anche Cia Grosseto sarà a Bruxelles il prossimo 18 dicembre con una propria rappresentanza, al fianco di Cia-Agricoltori Italiani, per partecipare alla grande mobilitazione europea promossa contro il rischio di un ridimensionamento strutturale della Pac e riaffermare il ruolo centrale dell’agricoltura nelle politiche Ue, non come settore residuale ma come pilastro economico, sociale e ambientale del continente. Una presenza, quella di Cia Grosseto, che si inserisce pienamente nella linea tracciata a livello nazionale dalla Confederazione, e che viene condivisa e fatta propria anche sul territorio maremmano, dove l’agricoltura rappresenta non solo un comparto produttivo, ma un elemento identitario e strutturale dell’intero sistema economico e sociale. Proprio in questa direzione, si colloca anche la visita a Grosseto del presidente nazionale Cristiano Fini e del direttore Maurizio Scaccia, giunti in Maremma per conoscere più da vicino le caratteristiche della provincia, raccogliere le istanze delle imprese agricole e farsi promotori in Europa delle esigenze di questo territorio.
L’agricoltura pretende rispetto
“Questo è un momento molto delicato -ha spiegato Claudio Capecchi- dove non solo l’agricoltura maremmana viene messa a rischio, ma tutto il tessuto economico e socio-culturale vive una sfida preoccupante. Per questo ringraziamo il presidente Fini e il direttore Scaccia che sono venuti a Grosseto per farsi portavoce anche delle istanze di questa terra. Anche l’agricoltura grossetana non chiede privilegi, ma pretende rispetto, perché garantisce cibo sicuro, tutela dell’ambiente, presidio del territorio e futuro alle comunità rurali”. Secondo Cia, la prospettiva delineata nel nuovo Quadro finanziario pluriennale post 2027, che prevede un possibile smantellamento della Pac attraverso l’accorpamento delle risorse in un fondo unico, rappresenta un passaggio estremamente pericoloso. Una scelta che, come sottolineato da Fini a livello nazionale, rischia di tradursi in un taglio stimato del 22% delle risorse, facendo crollare il peso dell’agricoltura nel bilancio Ue dal 31% al 15% e determinando, per il solo sistema italiano, una perdita netta di circa 9 miliardi di euro.
Una terra a forte vocazione
“Per un territorio come quello grossetano -ha aggiunto Capecchi- queste scelte avrebbero effetti devastanti. La nostra terra è forse una delle più agricole della Toscana, qui agricoltura, economia e società si intrecciano e crescono insieme. Colpire l’agricoltura significherebbe colpire l’intero territorio, indebolendo il tessuto produttivo, favorendo l’abbandono delle campagne e accentuando la crisi delle aree interne. Una situazione – è stato spiegato ai dirigenti nazionali – aggravata dalle caratteristiche strutturali della Maremma, dove fare agricoltura non è paragonabile ad altre realtà più pianeggianti e infrastrutturate. Gran parte del territorio è collinare e montano, con costi di produzione più elevati, difficoltà logistiche e margini sempre più compressi. A questo si aggiunge l’impatto crescente dei cambiamenti climatici, che ogni anno si manifestano con eventi estremi, siccità, precipitazioni improvvise e con l’assenza di una vera e organica politica delle acque, capace di garantire sicurezza idrica e continuità produttiva”.
Tanti problemi da risolvere
Capecchi ha, inoltre, ricordato uno dei temi più critici per gli agricoltori maremmani, quello della fauna selvatica, che non riguarda soltanto la presenza del lupo – responsabile di danni ingenti alle aziende ovicaprine – ma un insieme più ampio di specie che mettono a rischio produzioni, allevamenti e la sostenibilità economica delle imprese agricole. Sul fronte delle infrastrutture, la Maremma continua a scontare ritardi storici: una rete viaria insufficiente e spesso in cattive condizioni, collegamenti difficoltosi, carenze nelle infrastrutture digitali e nella copertura internet penalizzano le aziende agricole, soprattutto nelle aree più estese e marginali della provincia. Tutto questo contribuisce alla lenta ma costante moria delle comunità rurali interne, allo spopolamento, all’abbandono dei terreni coltivati e dei pascoli, con conseguenze gravi non solo per le campagne ma anche per le città, che finiscono per subire gli effetti sociali ed economici di questi squilibri.
La mobilitazione di Bruxelles
In questo contesto, la mobilitazione di Bruxelles assume un significato che va oltre la difesa di una singola politica comunitaria. Come ha ricordato Capecchi, facendo proprie le parole di Fini, la Pac non può diventare una variabile sacrificabile, perché senza agricoltura non c’è sicurezza alimentare, non c’è tutela dell’ambiente, non c’è coesione sociale, non c’è futuro per i territori. Cia Grosseto sarà, dunque, presente il 18 dicembre con una propria rappresentanza per dare voce agli agricoltori maremmani, ma anche ai cittadini che chiedono cibo sano, sostenibilità, tutela del paesaggio e prospettive per le nuove generazioni (fonte: CIA).





































