L’assenza di un confronto diretto
La sezione FIdC di Milano e Monza e Brianza, in una lettera al Museo di Storia Naturale meneghino, ha sollevato forti perplessità riguardo i contenuti espositivi sulla mostra “Il veleno dopo lo sparo”, attualmente esposta proprio in uno dei musei più importanti d’Italia. L’associazione teme che, in assenza di un confronto diretto e di una chiara presentazione di dati scientifici contestualizzati, la mostra possa trasformarsi in un mero e diffamatorio strumento di propaganda contro l’attività venatoria, una pratica diventata di gran moda negli ultimi mesi.
Il ruolo dei cacciatori
Per questo motivo, la Federazione ritiene che l’istituzione scientifica ospitante abbia il dovere di offrire un quadro informativo molto più completo ed equilibrato. Nello specifico, la FIDC propone che l’esposizione non si limiti a una visione parziale, ma includa una disamina esaustiva delle soluzioni alternative già adottate nella gestione della fauna selvatica. Inoltre, si chiede di dare spazio e visibilità al ruolo attivo e concreto svolto dai cacciatori nel monitoraggio ambientale e nei progetti di conservazione. La sezione milanese legata a Federcaccia Lombardia sollecita infine l’inclusione di informazioni sulle collaborazioni già esistenti tra il mondo venatorio, gli enti pubblici, le università e gli istituti zooprofilattici, partnership essenziali per la raccolta di dati scientifici, per la tutela degli ecosistemi e per la garanzia della sicurezza.
Diffusione di conoscenza
Questo il testo: “La Federazione Italiana della Caccia apprezza ogni iniziativa volta alla tutela dell’ambiente, della fauna selvatica e della salute pubblica. Consideriamo essenziale che istituzioni culturali e scientifiche contribuiscano alla diffusione di conoscenza e consapevolezza su questi temi. Siamo quindi sinceramente curiosi di visitare la mostra dedicata al piombo nelle munizioni, nella convinzione che un confronto basato su dati verificabili, fonti trasparenti e analisi complete sia l’unico strumento per comprendere correttamente fenomeni complessi come il cosiddetto “avvelenamento da piombo”.
Una pericolosa moda
“Confidiamo che tali dati siano effettivamente esposti, poiché — ad oggi — non ci è mai stato consentito un confronto diretto sul tema. In assenza di evidenze scientifiche presentate in modo chiaro e contestualizzato, una mostra rischierebbe di trasformarsi in un mero strumento di diffamazione dell’attività venatoria, diffamazione divenuta di gran moda negli ultimi mesi. Nelle comunicazioni preliminari, gli organizzatori affermano che “l’obiettivo non è condannare la caccia, ma promuovere una caccia sostenibile”: accogliamo con interesse tale intenzione e riteniamo che il modo migliore per dimostrarla sia garantire equilibrio, evitando titoli ad effetto privi di contenuti approfonditi e privilegiando invece un approccio rigorosamente scientifico”.
La necessità di un quadro più completo
“La comunicazione che accompagna l’esposizione, così come diffusa, utilizza toni fortemente allarmistici e presenta il tema in maniera che riteniamo parziale e non contestualizzata, generando una percezione distorta dell’attività venatoria e del suo ruolo nella gestione faunistico-ambientale. Desideriamo ricordare che la caccia moderna, regolamentata e responsabile, è una delle attività più strettamente controllate in Europa, e che i nostri associati investono in formazione e nelle migliori tecnologie disponibili, proprio perché attenti alla sostenibilità. Per questo riteniamo che una mostra ospitata da un’istituzione scientifica avrebbe potuto — e dovuto — offrire un quadro più completo, includendo anche una disamina delle soluzioni alternative già adottate, del ruolo attivo dei cacciatori nel monitoraggio ambientale, nei progetti di conservazione, nella raccolta di dati scientifici, nonché le collaborazioni già in atto tra mondo venatorio, enti pubblici, università e istituti zooprofilattici per la tutela degli ecosistemi e la sicurezza alimentare. I cacciatori rappresentano, infatti, interlocutori autorevoli in materia di gestione faunistica: sono presenti sul territorio in modo capillare, operano a diretto contatto con la fauna selvatica e partecipano, spesso su richiesta istituzionale, a attività di monitoraggio, ricerca e conservazione”.
Dialogo costruttivo
Siamo certi che una rappresentazione più equilibrata avrebbe favorito un vero dialogo costruttivo, contribuendo a informare il pubblico senza ricorrere a semplificazioni o stigmatizzazioni che danneggiano ingiustamente una categoria che dedica tempo e risorse alla protezione del territorio. La FIdC conferma la propria piena disponibilità a collaborare con il Museo per future iniziative divulgative e scientifiche, al fine di offrire al pubblico un confronto sereno, documentato e privo di contrapposizioni, nel comune interesse della natura, della fauna e della collettività” (Federazione Italiana della Caccia – Sezione provinciale di Milano Monza e Brianza).





































