Risposta agli anticaccia
Dopo la pubblicazione di un articolo equilibrato apparso su www.ilsole24ore.com a firma di Giorgio Dell’Orefice in occasione della vigilia dell’apertura della nuova stagione venatoria, il Presidente di Federcaccia Massimo Buconi ha risposto alla bagarre sulla inesistente deregulation venatoria paventata dagli anticaccia: “In Italia la caccia continua a essere – giustamente – fortemente regolamentata. Continuiamo ad avere le norme in materia più stringenti d’Europa. Per cacciare occorre una visita medica del medico di famiglia seguita da quella di un medico legale, di una Asl o del corpo militare. Visite che vanno effettuate con periodicità. Occorre poi superare un esame di caccia e avere l’idoneità di un poligono di tiro per l’uso e maneggio delle armi e ancora inoltrare la domanda alla Questura, che verifica tutti i requisiti di legge, per il rilascio di un porto d’armi”.
I siti della rete Natura 2000
“Senza dimenticare che la caccia si può fare solo nei territori adibiti, è infatti preclusa negli ambiti protetti: parchi, oasi e zone di ripopolamento. Ci sono poi i siti della rete Natura 2000 e le ZPS, zone a protezione speciali, nelle quali non c’è il divieto ma limitazioni. E poi ci sono gli istituti privati di caccia dove per operare occorre l’autorizzazione del concessionario. E sono aree che in molti casi coincidono con le aziende agricole. Tutto questo non cambia di una virgola. Insomma, non siamo negli Usa dove uno si reca con la carta d’identità in armeria e può comprare un fucile”.
Le modifiche alla Legge 157 del 1992
E sulle polemiche per le modifiche all’attuale Legge 157/92 ha aggiunto: “Alcune modifiche importanti sono state introdotte già con l’ultima legge Finanziaria, che ha previsto alcune flessibilità oltre alla previsione del piano straordinario di gestione della fauna selvatica. È stato introdotto il concetto in base al quale il controllo della fauna selvatica non deve più sottostare alle norme sulla caccia ma è un’attività svolta nell’interesse pubblico… di fronte ad emergenze come la proliferazione dei cinghiali, primo vettore della peste suina africana, i cacciatori spesso non bastano per effettuare una gestione efficace”.