Tentativi grotteschi
Puntuale e tempestiva come sempre, la pasionaria animalista ha fatto subito sfoggio della sua prosa intrisa di ideologia e di fanatismo e come un avvoltoio si è buttata sul primo episodio luttuoso che ha colpito questa nostra millenaria attività che lei definisce “’Una pratica assurda, crudele e pericolosa”. Nel suo intervento, l’on. Brambilla prosegue affermando che la caccia: “È un’attività che nel 2025 potrebbe forse avere ancora un senso, come mezzo di sussistenza, per i pochissimi popoli rimasti all’età della pietra” e che, “Nonostante i grotteschi tentativi di presentare le doppiette come ‘custodi della natura’ la caccia è e resta un attentato ‘legale’ alla nostra biodiversità, patrimonio di tutti”.
Attentato alla biodiversità
La gentile signora, quindi, continua a descriverci come degli esseri primitivi rimasti agli albori della civiltà, dimenticando che la caccia moderna, maturata in secoli di storia, cultura e arte, è chiaramente il vero e unico strumento per una gestione saggia e scientifica del patrimonio faunistico. Ci permettiamo di far notare alla signora che il vero attentato ‘legale’ alla nostra biodiversità è proprio la mancanza di una seria gestione di un patrimonio faunistico che è ormai fuori controllo. Chi ha un briciolo di onestà mentale non può ignorare le popolazioni abnormi e intollerabili di nutrie, cormorani, cinghiali, lupi, ibis sacri, cornacchie, pappagallini, cervi, daini, storni, granchi, gamberetti, pesci siluro, ecc. ecc. che hanno ormai invaso campagne e città, provocando decine di morti per incidenti stradali, distruggendo raccolti, decimando greggi e cancellando dalle nostre campagne e da mari, laghi e fiumi milioni e milioni di piccoli uccelli, mammiferi e pesci, distruggendo alle radici e irrimediabilmente proprio la nostra invidiabile biodiversità.
Una cultura profondamente diversa
Sì, certo, non andremo a spasso portando al guinzaglio o in braccio un tenero maialino rosa accuratamente lavato e profumato (ma quale sarà il suo destino finale quando avrà raggiunto e superato i due quintali di peso?), né perdiamo tempo a coccolare asinelli, papere e conigli. Sicuramente apparteniamo ad una cultura profondamente diversa dalla sua (che forse non è una cultura millenaria come la nostra ma solo una moda) e ne rivendichiamo l’autenticità e la profonda naturalità. Non solo, ma siamo orgogliosi di vivere la natura fino in fondo, senza le ipocrisie di chi si nutre di carni e pesci prelevati sugli scaffali e nei banconi frigo dei supermercati e poi ci accusa di essere dei criminali sanguinari e pericolosi.
Un filmato ridicolo
Rimandiamo al mittente, quindi, le gratuite accuse della signora chiedendo che anche in Italia, come avviene in tutti i Paesi civili d’Europa e del mondo intero, i cacciatori vengano rispettati come dei cittadini integerrimi di “Serie A” e che la loro attività non venga ignobilmente e gratuitamente criminalizzata. Specie, poi, se le accuse provengono da persone che la natura la amano solamente in televisione e sulle riviste e che, come è avvenuto in questi giorni, mettono dei penosi “like” ad un ridicolo filmato, spudoratamente generato dall’intelligenza artificiale, che mostra un lupo salvare un cucciolo di camoscio in procinto di precipitare in un burrone per poi riconsegnarlo alla mamma che lo ringrazia con una affettuosa e riconoscente carezza dei suoi zoccoli! Ecco, se questi 200.000 gonzi sono i nostri agguerriti nemici, siamo davvero orgogliosi di essere diversi da loro. Profondamente diversi (Paolo Sparvoli, presidente di ANLC).