Una serie di polemiche
Arci Caccia Lombardia intende precisare la posizione dell’Associazione in merito alla questione dei Valichi Montani, oggetto di una specifica delibera presentata nel Consiglio Regionale dello scorso 23 settembre, durante il quale vi è stata una “vivace” protesta da parte della minoranza che ha occupato i banchi della Presidenza con una serie di polemiche al seguito. Un breve riepilogo: la sentenza del Tar Lombardia, impugnata davanti al Consiglio di Stato, ha obbligato Regione Lombardia ad istituire il divieto di caccia su 475 valichi identificati in regione, divieto che limita fortemente il territorio, esclusivamente montano, impedendo a circa 20.000 cacciatori di esercitare qualsiasi attività venatoria. Arci Caccia Lombardia ha partecipato con altre associazioni venatorie al ricorso “ad opponendum”, ritenendo tale sentenza non in linea con le Direttive europee, priva di criteri scientifici e oltre modo penalizzante nei confronti dell’attività venatoria.
Ricostruzioni errate
L’approvazione della legge sulla montagna (Disposizioni per il riconoscimento e la promozione delle zone montane), attraverso l’art. 15, puntualizza e meglio definisce l’istituto, già presente nella legge 157/92 (unicum nella legislazione venatoria europea), dei valichi montani interdetti alla caccia. Contrariamente alla ricostruzione fatta dalle associazioni animaliste, non si tratta di un via libera, alla, come viene definita, “caccia selvaggia”, piuttosto di una migliore interpretazione oggettiva delle caratteristiche orografiche di un valico e la quantificazione dei flussi migratori che possono transitare al suo interno. A beneficio di una comprensione del quadro generale è utile ricordare che le direttive europee non prevedono un divieto di caccia tout court sulle rotte migratorie, quanto regole di protezione ben definite in funzione di aree specifiche, con conseguenti criteri coerenti a tutela delle specie migratrici, come ad esempio le Zone di Protezione Speciale. Giova inoltre sottolineare che oggi al cacciatore sono imposti limiti di carniere per specie e giornata di caccia, da cui ne consegue che non esiste alcuna differenza tra i capi abbattuti in pianura piuttosto che nei pressi di un valico, anche in presenza di eventuali elevati flussi migratori.
I chiarimenti
L’approvazione di questa nuova legge, successivamente alla sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, non avrebbe potuto trovare immediatamente applicazione in Regione Lombardia se non attraverso un’apposita Delibera ponte che, come previsto nell’articolo specifico, con le necessarie modifiche, avrebbe riportato lo stato dell’arte alla stagione venatoria 2023/24. Nella fattispecie si tratta di 23 i valichi ufficialmente riconosciuti dal Consiglio Regionale nella delibera n° XII/53 del 27 luglio 2023, in attesa che, come riportato nell’articolo di legge, Ministero dell’Ambiente e Ministero dell’Agricoltura nell’arco di 180 giorni definiscano i valichi interessati da flussi migratori da sottoporre alle condizioni previste per le Zone di Protezione Speciale. Si afferma che per accelerare il processo istituzionale di approvazione della delibera non siano state rispettate le condizioni previste dal regolamento (la procedura d’urgenza prevede che il testo venga dato ai Consiglieri della commissione almeno 24 ore prima della convocazione) e che se questo fosse avvenuto avrebbe comportato al massimo un giorno di ritardo sulla votazione in aula. Quindi si tratterebbe di una posizione di principio che riguarda una forzatura che, in futuro, potrebbe essere utilizzata per qualunque altro provvedimento riguardante i cittadini.
Atto strumentalizzato
Ammesso quanto sopra, i Consiglieri di minoranza, in particolare del gruppo PD, erano a conoscenza delle problematiche correlate ai valichi e delle richieste di urgenza provenienti dal territorio, adeguatamente motivate, ancor prima di iniziare l’iter di approvazione della delibera. Una comunicazione dettagliata è stata inviata alla loro attenzione in data 14/09 spiegando i motivi della delibera ed il conseguente iter. Quindi, perché strumentalizzare questo atto proprio con la delibera valichi? Non esistono altri metodi, se si ritiene necessario, per fare ostruzionismo? Occupare i banchi della Presidenza per un provvedimento sulla caccia? E poi ci piacerebbe conoscere qual è / qual era la posizione ufficiale del Partito Democratico in merito alla delibera che riapre i “valichi” inopinatamente indicati da Ispra perché, dall’intreccio dei comunicati, questo non emerge. Perché poi alcuni consiglieri continuano ad affermare nei comunicati stampa che questa delibera “dà la possibilità ai cacciatori di cacciare sui valichi di passaggio degli stormi di migratori”, dimostrando di non voler capire la realtà dei fatti? Eppure tra i cittadini lombardi cacciatori non ci sono esclusivamente elettori del centro destra! Dov’è l’attenzione ai territori e alle richieste che provengono dalle aree montane che si vuole tutelare?
Appello al PD
Ricordiamo poi che in Lombardia in oltre trent’anni di governo del centro destra, l’attività venatoria ha fatto vistosi passi indietro, a partire dalla non integrale applicazione della legge quadro 157/92 per non parlare del Piano Faunistico Venatorio che, dall’approvazione della Legge 26/1993, è tuttora in gestazione. Arci Caccia Lombardia si dissocia dalle posizioni espresse daL centro sinistra durante il Consiglio Regionale del 23 settembre, sempre più preoccupata dalla deriva “animalista” del Partito Democratico che, a nostro avviso, dovrebbe essere molto più sensibile alle esigenze dei territori non metropolitani. In caso contrario si dica espressamente che la caccia, intesa come sempre da questa associazione come gestione di fauna e ambiente, non rientra nei programmi del partito. Sarebbe tutto molto più chiaro.