Bracconaggio: il triste primato va alle regioni del Sud Italia come la Campania, la Calabria, la Puglia e la Sicilia; l’attività illecita del bracconaggio alimenta un giro d’affari milionario.
Laghetti artificiali per attrarre gli uccelli, bunker sotterranei dove attendere, doppietta alla mano, l’arrivo delle proprie prede. E ancora reti altissime piazzate sulle spiagge per intercettare i più stremati tra i due miliardi di uccelli che ogni anno passano sulle nostre coste in arrivo dall’Africa, per un giro d’affari di milioni di euro. E’ la caccia di frodo, il bracconaggio, che colpisce specie protette e in via di estinzione, uccelli migratori e fauna comune non rispettando i periodi di divieto. “Il mirino dei cacciatori di frodo colpisce soprattutto nelle regioni del Sud. Campania, Calabria, Puglia e Sicilia hanno il triste primato della doppietta illegale”, dice all’Adnkronos Michele Capasso, comandante provinciale del Corpo Forestale dello Stato di Caserta.
Per questo odioso crimine contro la fauna selvatica una persona è stata arrestata e 24 denunciate a seguito di una lunga indagine della Forestale di Caserta. “Abbiamo individuato nella provincia circa 400 specchi d’acqua artificiali – spiega Capasso – che vengono creati su terreni agricoli allo scopo di attrarre gli uccelli. Si tratta di laghetti bassi tra i 20 e i 70 centimetri creati sfruttando le depressioni naturali del terreno. Ufficialmente – spiega Capasso – a scopo di raccolta dell’acqua per irrigare i campi, ma in realtà per un uso molto diverso che fa lievitare il valore dei terreni agricoli che vengono affittati o subaffittati ad alto reddito”.
Difficile bloccare i bracconieri. “Questi bunker – dice il responsabile della Forestale – sono circondati da canali di scolo, in modo tale che siano raggiungibili da una sola strada. Così se arriva qualcuno i bracconieri che conoscono altre vie di fuga, hanno il tempo di scappare. Per questo riuscire a sorprenderli è molto difficile, considerando che dobbiamo arrivare di notte, prima di loro per non farci vedere e che abbiamo a che fare con gente armata, che sa di star commettendo un reato e in territori difficili come Casal di Principe e Villa Literno”.
Ingente il giro d’affari mosso dal bracconaggio. “Solo un fucile senza munizioni costa 1.500 euro – ricorda la Forestale – poi ci va aggiunto il porto d’armi, la licenza di caccia (che quasi tutti hanno perché partecipano anche alla stagione venatoria legale) ma soprattutto c’è il costo dei bunker che vengono affittati a un costo che oscilla tra i 6000 e i 12000 euro l’anno. In pratica 3000 euro per un posto”. Soldi che però muovono altri soldi.
“La cacciagione spesso finisce nel mercato della ristorazione illegale – spiega Capasso – con ristoranti compiacenti del Centro e del Nord Italia che si fregiano di offrire ai loro clienti pietanze proibite. Considerando che nel periodo di divieto di caccia una preda può essere venduta a 10 euro e che in una buona notte di caccia si può arrivare a uccidere fino a 60 animali a testa il conto è presto fatto: in cinque volte ci si rifà dell’affitto sborsato”.
E ancora soldi e reati nell’imbalsamazione illegale. “Quando capita, come avvenuto in Calabria con due cicogne nere, di cacciare animali rari, questi diventano trofei – ricorda la Forestale – ecco allora che si va ad alimentare un altro filone di guadagni e di illegalità con la tassidermia clandestina”.
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