Caccia tradizionale al colombaccio
L’eurodeputata Anna Cisint ha recentemente supportato un’interrogazione rivolta alla Commissione europea, per la tutela delle cacce tradizionali. Il testo, condiviso con il collega di Gruppo, Julien Leonardelli, fa seguito al deferimento della Francia alla Corte di giustizia dell’Unione europea, in quanto secondo la Commissione, la caccia tradizionale al colombaccio, attualmente praticata in cinque regioni, sarebbe in contrasto con la Direttiva Uccelli.
Una reale opportunità di interazione sociale
Nel sud-ovest della Francia, principalmente nelle regioni dell’Occitania e della Nouvelle-Aquitaine, le zone dedicate alla caccia tradizionale al colombaccio offrono una reale opportunità di interazione sociale tra le generazioni in un’area rurale abbandonata e ai margini della globalizzazione. Inoltre, queste aree, contribuiscono a mantenere e monitorare la fauna selvatica gli ecosistemi, prevenendo la proliferazione della specie, che provoca altresì ingenti danni all’agricoltura. La popolazione di colombaccio è aumentata considerevolmente negli ultimi anni, superando oggi i 73 milioni di individui e continua a crescere.
Metodi di caccia
“Abbiamo chiesto alla commissione europea di tutelare i metodi di caccia tradizionali, come la caccia al colombaccio in Francia, in quanto parte del patrimonio culturale europeo” dichiara Cisint, che sottolinea “spiace constatare come, ancora una volta, la Commissione europea si approccia in modo nettamente ideologico sul tema venatorio: basterebbe semplicemente attenersi in maniera pragmatica e coerente al combinato disposto degli artt. 1, 2 e 9, co 1, lett. c) della stessa Direttiva 2009/147/CE, per evincere il fatto che il regime di deroga preveda espressamente il prelievo di quantità contingentate di uccelli tramite la cattura e in condizioni rigidamente controllate, tenendo conto degli aspetti culturali, economici e ricreativi che ne disciplinano la gestione e lo sfruttamento”.