Una sala gremita
Si è tenuto venerdì scorso 14 novembre in provincia di Pistoia, presso la storica Sezione G. Puccini di Pescia, e in occasione della celebrazione dei 125 anni della Federazione Italiana della Caccia, un interessante seminario dedicato alla crisi della selvaggina nobile stanziale e alle prospettive per una nuova gestione. In una sala gremita, alla presenza di tanti cacciatori, dirigenti dell’Associazione e autorevoli esponenti della politica nazionale e regionale, si è parlato di fagiani, lepri e starne in chiave tecnico-scientifica, a conferma della qualità del lavoro svolto dall’Ufficio Studi e Ricerche di Federcaccia Nazionale. Il convegno ha visto la partecipazione del Sottosegretario al MASAF Sen. Patrizio Giacomo La Pietra e del rappresentante delle forze politiche regionali Alessandro Capecchi, Consigliere regionale di FdI. L’evento, organizzato da Federcaccia Nazionale in collaborazione con Federcaccia Toscana–UCT, la Sezione provinciale di Pistoia e la Sezione comunale di Pescia, ha visto la partecipazione del Presidente nazionale della Federazione Massimo Buconi.
Le parole di Buconi
Ad aprire i lavori, Franco Biagini, Presidente provinciale della Federcaccia–UCT di Pistoia, che ha portato il saluto di Marco Salvadori, Presidente regionale della Federcaccia Toscana–UCT, introducendo gli argomenti della serata. Il Presidente nazionale Massimo Buconi, entrando nel merito dei temi al centro del seminario, ha ripercorso le tappe fondamentali della storia della Federazione dal 1900 ad oggi, ricordando come Federcaccia sia “gelosa custode della caccia sociale”. Un’eredità importante, che – ha sottolineato – deve oggi confrontarsi con la necessità di “attualizzare nel terzo millennio i principi della caccia sociale”, rendendoli coerenti con le sfide della gestione faunistica e ambientale contemporanea. Buconi ha rimarcato l’inscindibile connessione tra attività venatoria e gestione, affermando che “oggi non può esistere contraddizione tra caccia e gestione”. Pur riconoscendo la complessità del quadro giuridico italiano e le differenze rispetto ad altri Paesi europei, ha evidenziato come l’obiettivo debba essere quello di valorizzare “lo stretto legame che naturalmente unisce caccia e gestione”, fondamento di ogni approccio serio e moderno alla tutela della fauna. Tra le “grandi partite aperte” il Presidente ha richiamato quella – cruciale – della selvaggina nobile stanziale. La politica dei ripopolamenti, ha spiegato, “deve rappresentare una fase transitoria”, utile ma non definitiva, nell’attesa di ricostruire un ambiente realmente capace di sostenere una produzione naturale stabile delle popolazioni selvatiche. L’obiettivo è chiaro: “una caccia di qualità e non di quantità”, che richiede una crescente consapevolezza del ruolo del cacciatore e un investimento significativo su formazione, responsabilità e competenze. Buconi ha concluso il suo intervento con una riflessione che ha sintetizzato il senso dell’intera serata: “Occorre ricordare da dove veniamo, ma guardare con chiarezza a dove dobbiamo andare”.
L’operato del Governo
Ha fatto seguito l’intervento del Senatore Patrizio Giacomo La Pietra, Sottosegretario di Stato per l’Agricoltura, la Sovranità Alimentare e le Foreste, che ha rinnovato la vicinanza e l’attenzione delle Istituzioni verso il mondo venatorio e il suo ruolo nella gestione del territorio. Il Sottosegretario ha ricordato come “questo Governo stia lavorando per compiere passi avanti dal punto di vista normativo anche nelle politiche venatorie”, con l’obiettivo di rendere più efficace e coerente il quadro gestionale della fauna selvatica. Ringraziando Federcaccia per l’invito, La Pietra ha ribadito la collaborazione attiva tra il Ministero e l’associazionismo venatorio: “Il Ministero dell’Agricoltura è vicino all’attività venatoria”, ha dichiarato, sottolineando l’importanza del contributo dei cacciatori nella gestione delle criticità faunistiche e, in particolare, nell’affrontare l’emergenza legata alla diffusione della PSA. In questo contesto, il Sottosegretario ha richiamato l’impegno che i cacciatori stanno dimostrando anche in Toscana, dove la loro partecipazione alle attività di contenimento e monitoraggio rappresenta un tassello fondamentale della strategia complessiva: “Abbiamo bisogno del vostro aiuto – ha affermato – e i fatti dimostrano quanto il vostro contributo sia realmente indispensabile.”
L’argomento principale del seminario
L’incontro è poi entrato nel vivo con l’intervento di Daniel Tramontana – Vice Coordinatore tecnico-scientifico dell’Ufficio Studi e Ricerche di Federcaccia Nazionale – che nella sua relazione ha introdotto il focus sull’argomento principale del seminario, incentrato sul modello gestionale realizzato in Umbria nelle Aree a Particolare Gestione per la piccola selvaggina stanziale. Un’esperienza fortemente ispirata al modello già operante in altre realtà europee, a partire dalla Francia. Si tratta di un’iniziativa sperimentale attivata in alcuni territori dell’Umbria con l’obiettivo di dimostrare la reale possibilità di adottare un modello innovativo e alternativo, superando il ricorso ad immissioni reiterate di fauna allevata e puntando a un prelievo conservativo di qualità delle specie riprodotte allo stato naturale. Una sperimentazione che ha finalmente rotto schemi preesistenti ormai insufficienti a garantire soddisfazione venatoria per queste forme di caccia. Un approccio che può essere esteso, in forma adattativa, alle diverse realtà territoriali, rimotivando la partecipazione dei cacciatori verso un prelievo responsabile, strettamente correlato al mantenimento degli ambienti e della fauna allo stato naturale. Un modello che richiede una nuova progettualità da parte degli ATC, capace di sviluppare risorse esterne e investimenti destinati alla produzione di biodiversità in stretta relazione con il mondo agricolo e con le opportunità offerte dalla normativa comunitaria.
L’esperienza ferrarese
La relazione di Valter Trocchi, collaboratore dell’Ufficio Studi e Ricerche di Federcaccia Nazionale, ha portato l’esperienza dell’ATC Ferrara 5, nata da una precisa richiesta dei cacciatori locali e giunta oggi al suo decimo anno di applicazione. Il progetto, realizzato in collaborazione con il Centro Servizi dell’ATC, ha dimostrato – dati alla mano – come le Aree a Particolare Gestione per la piccola selvaggina, anche in territori fortemente caratterizzati da agricoltura intensiva, consentano nell’interezza della stagione venatoria prelievi soddisfacenti per le specie di indirizzo (fagiano e lepre) e il mantenimento di un’alta percentuale di popolazione naturale all’interno dell’areale. Allo stesso tempo, l’esperienza dimostra come sia possibile giungere ad una progressiva stabilizzazione della riproduzione naturale dei galliformi e lagomorfi, riducendo le immissioni di fauna proveniente da allevamento e facendo leva sull’irradiamento dalle aree protette. Oltre il 30% del territorio agro-silvo-pastorale è costituito da una rete di istituti faunistici pubblici e privati. I numeri parlano chiaro: nel caso del fagiano si è raggiunta nel tempo la stabilizzazione di un prelievo che supera l’80% di individui nati in natura. Un modello virtuoso che, pur con alcune limitazioni riguardo sforzo di caccia, tempi di prelievo e limiti annuali di carniere, produce risultati concreti e dimostra come sia possibile superare definitivamente la logica dei ripopolamenti “pronta caccia”. Entrambe le relazioni hanno inoltre evidenziato come l’A.P.G. possa diventare uno strumento in grado di rilanciare e motivare il volontariato attivo dei cacciatori, all’interno di un sistema organizzativo che valorizza l’impegno nelle attività di gestione, monitoraggio e controllo, restituendo a questa nobile forma di caccia il ruolo che merita dal punto di vista culturale e conservativo.
Come affrontare la crisi
Dalla Sezione G. Puccini di Pescia, dalla quale prese avvio questo straordinario cammino di 125 anni della Federazione Italiana della Caccia, emerge un indirizzo chiaro su come affrontare in modo deciso e lungimirante un tema di enorme interesse venatorio e conservazionistico, che coinvolge una vasta platea di cacciatori appassionati a queste nobili e radicate forme di caccia. La crisi può essere affrontata e superata grazie alla buona gestione faunistica e a un approccio basato sulla responsabilità del prelievo, su nuovi investimenti ambientali in stretto rapporto con il mondo agricolo, e su una progettualità degli ATC capace di attrarre risorse europee destinate alla biodiversità. Dalle Aree a Particolare Gestione può nascere dunque un modello virtuoso, capace di produrre ricadute positive – anche in termini economici – per l’impresa agricola multifunzionale e nuove opportunità per una conduzione agricola pienamente connessa con la conservazione faunistica. Un momento particolarmente toccante della serata è stata la cerimonia di intitolazione della sala conferenze della Sezione G. Puccini di Pescia a Marco Lombardi, socio e consigliere recentemente scomparso. Una perdita profondamente sentita all’interno della comunità venatoria pistoiese, come ricordato dal Presidente Biagini di fronte a una sala gremita di cacciatori, familiari, amici e dei compagni di caccia della squadra “Euro Cinghialai”. L’intitolazione rappresenta un gesto concreto e duraturo, che conserverà nel tempo la memoria di una figura molto apprezzata per il suo impegno e la sua passione (fonte: FIDC).




































