Caccia EU: Emessa su ricorso di un piccolo proprietario terriero tedesco entrerà in vigore, se non appellata, il 20 aprile prossimo,
Una sentenza della Corte europea di Strasburgo potrebbe avere conseguenze anche in Italia. Due i principi affermati a seguito del ricorso presentato alla Corte da un privato cittadino tedesco, proprietario terriero nel Land della Renania-Palatinato di due tenute di poco meno di 75 ha di superficie ciascuna.
Per la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, in primo luogo la caccia è conforme all’interesse generale, poiché consente una gestione delle popolazioni animali selvatiche atte a preservare la varietà e il buono stato di salute delle diverse specie, oltre che a evitare i danni che possono essere provocati dalla fauna selvatica alle attività antropiche.
Non solo: pur sembrando, come ha attestato la Corte, che l’attività venatoria sia praticata principalmente nel tempo libero, ciò non autorizza a credere che lo scopo della legge che regola la caccia sia semplicemente quello di consentire un’attività di svago o, appunto, del tempo libero strettamente inteso.
Rovescio della medaglia per i cacciatori: il ricorrente ha tuttavia diritto a una parte del prodotto generato dalla caccia proporzionale alla superficie della sua proprietà e può inoltre richiedere di essere indennizzato ove l’esercizio venatorio produca dei danni sui suoi terreni.
La sentenza non può ancora considerarsi definitiva – poiché gli articoli 43 e 44 della Convenzione europea consentono alle parti di rinviarla avanti la Gran Camera della Corte, per ulteriore esame, entro tre mesi dalla sua pronuncia (quindi entro il 20 aprile prossimo) – tuttavia non c’è dubbio alcuno che si tratti di un precedente di grande rilevanza, soprattutto per i principi affermati.
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