Caccia: Il presidente dell’Ambito di caccia 2 «Dei Colli» attacca: «Chiediamo più trasparenza». Framarin: «Si sta volutamente impedendo la partecipazione alle campagne contro i nocivi . Prima trascurati e poi umiliati».
ILLASI (VR) – 20.08.2011 – Tremiladuecento doppiette furibonde con la Provincia: «Si fanno le campagne di controllo dei nocivi ma si lasciano fuori i cacciatori». E’ la lamentela che gli associati all’Ambito territoriale di caccia 2 «Dei Colli» affidano al loro presidente Giorgio Framarin. «Il nuovo direttivo si è insediato un anno fa ponendo come priorità la ricostruzione della serenità interna, l’unico vero interesse e cioè la caccia, la massima collaborazione con le istituzioni, in primis Provincia, Polizia provinciale e settore faunistico-venatorio, che, però, non sembrano volere altrettanto».
Questa la premessa di Framarin che lamenta «la totale assenza di collaborazione con la Provincia, in particolare con la Polizia provinciale, nei nostri riguardi». A far saltare i nervi alle doppiette dell’Atc «Dei Colli», che ha sede a Illasi, le campagne di controllo dei nocivi, in particolare il cinghiale. «Si sta volutamente impedendo la partecipazione dei cacciatori ricompresi nell’ambito», denuncia Framarin facendo riferimento a poco più di un migliaio di abilitati che lo scorso anno, come spiega, furono impegnati in 150 uscite che coinvolsero in tutto 1.950 cacciatori.
Il riferimento specifico è alle campagne all’interno della tenuta Musella effettuate tra giugno e luglio: «Prima siamo stati trascurati, visto che nessun cacciatore dell’Atc 2 è stato inserito nella squadra della prima girata, e poi offesi perchè», dice Framarin, «nessuno ha risposto alle nostre richieste di poter vedere la lista dei partecipanti. Siamo stati umiliati perchè in occasione della terza girata non siamo nemmeno stati informati».
La richiesta dell’Atc 2, come spiegano Framarin e il segretario Roberto Marcazzan, era di inserire tra i componenti delle squadre almeno sei cacciatori dell’Atc 2. «Invece», dicono, «siamo stati snobbati, ignorati e umiliati: non ci è mai stato detto chi sono i cosiddetti grandi esperti che compongono le squadre e perchè vengono definiti così a dispetto del fatto che molte girate sono andate buche».
Secondo loro si starebbe facendo di tutto per boicottarli, compresa l’imposizione di «disposizioni allucinanti sulle altane, le strutture da utilizzare, la sicurezza. Ci sentiamo vessati», proseguono Framarin e Marcazzan, «ed è per questo che abbiamo ritirato la lista dei cacciatori che si erano resi disponibili. Insomma», rincarano, «si dice sempre che la Polizia provinciale è a corto di personale, ma in compenso alla Musella, a fine giugno, di agenti ce n’erano cinque».
Hanno scritto e ri-scritto al presidente Giovanni Miozzi, all’assessore alla Caccia Fabio Venturi e alla dirigente della Polizia provinciale: «Nessuno ci ha degnati di attenzione. Dov’è la trasparenza? E’ questo che chiediamo alla politica oltre al fatto di riportare la caccia al centro».
Cinghiali fa rima con corrispettivo per il cacciatore che lo cattura: c’è questo dietro una iniziativa così forte? «Macchè», esclude Framarin. E spiega: «Pensi che quel che resta al cacciatore è il 25 per cento.
Se un animale pesa un quintale, quand’è pulito restano 50 chili di carne, cioè 12 chili al cacciatore. Quest’ultimo, però, non è da solo perchè a ogni girata partecipano al massimo dodici cacciatori e un cane.
Mi dica lei che facciamo con un chilo a testa. Lo dico e lo ripeto», conclude Framarin alzando la voce, «c’è un problema di trasparenza, è questo che va risolto nel solo interesse della caccia».
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