In questi giorni stiamo assistendo ad una ennesima invasione di cinghiali, denuncia la CIA, che stanno distruggendo interi raccolti agricoli, fatica di un anno e spesso unico sostentamento degli agricoltori. Interi appezzamenti di cereali, ortaggi, campi di mais, vigneti, e persino la frutta si fa a gara a chi arriva prima a raccogliere le ciliegie e susine soprattutto nell’arianese (Ariano, Montecalvo, Villanova del Bat.) ma non solo, stesso problema segnalato anche in valle caudina e baianese; nei cereali si segnalano, nell’alta irpinia, ufita, miscano-fortore appezzamenti completamente distrutti e non solo, negli ultimi tempi, denuncia la CIA, ci sono sempre più agricoltori che manifestano paura di andare nei campi per non imbattersi in branchi di cinghiali e rischiare la propria incolumità. Gli agricoltori sono a dir poco scoraggiati, non chiedono più neanche l’ipotetico indennizzo previsto dalla Regione, perché oltre le lungaggine burocratiche spesso sono pochissimi fondi messi a disposizione.
In questi giorni si definisce in Regione il calendario venatorio; per la CIA di Avellino è una goccia in un mare, sono anni che attendiamo una riorganizzazione del settore e puntualmente si finisce a discutere di dettagli…poco più. La CIA ha ben chiaro come affrontare la tematica; fa appello alle Istituzioni in primis la Regione Campania, ma anche tutti gli enti territoriali e le forze sociali per definire un programma comune di contrasto a questa problematica oramai fuori controllo.
L’auspicio – aggiunge il presidente CIA Avellino – Masuccio – affinché l’assessore regionale all’agricoltura di concerto con i consiglieri regionali, convochi un tavolo tecnico per definire un programma di medio termine dove tenga conto di tutte le esigenze in particolare quelle degli agricoltori che non dimentichiamo è mancanza di reddito, altrimenti gli agricoltori si vedono costretti a mobilitarsi.
Giornalista. Nato a Roma nel 1982. Tante passioni, tra cui quella per l'ambiente, il territorio e la ruralità, maturata grazie alle vacanze nell'Appennino Umbro-Marchigiano e ai racconti dei cacciatori del posto. Ha dedicato parte dei suoi studi all'agricoltura e all'economia "green".
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