La risoluzione della discordia
Sulla pagina Facebook del CISO, lo scorso 23 settembre è apparso un comunicato, presentato in maniera non corretta come condiviso dalla “comunità scientifica ornitologica italiana rappresentata dai partecipanti al Convegno”, contenente espressioni di contrarietà al DDL Montagna recentemente approvato e al progetto di legge di modifica della L. 157/92 attualmente in discussione in Parlamento. È bene sottolineare che questo documento, chiamato “Risoluzione finale”, non solo non è stato in alcun modo votato dai presenti al Convegno di ornitologia di Lecce, ma non è stato nemmeno discusso in sessioni apposite durante i lavori. Al contrario, è stato presentato il venerdì 12 settembre alle ore 16 al termine del Convegno, senza che vi sia stata una discussione preventiva. Appare evidente che questa procedura sia piuttosto lontana dai metodi democratici e partecipativi che dovrebbero contraddistinguere ogni atto di uno Stato moderno e dei diversi consessi – sociali, scientifici e altro – che ne fanno parte.
Ideologia animalista
I contenuti della “risoluzione” sono infondati tecnicamente e improntati a un’ideologia animalista che non dovrebbe trovare spazio in contesti scientifici. Troviamo ad esempio descritto che il DDL, ora Legge a tutti gli effetti dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, Montagna e il progetto di legge sulla 157/92: “minacciano gravemente la conservazione della biodiversità ornitologica in Italia e compromettono decenni di sforzi scientifici e conservazionistici”. Sorprendente affermazione se si pensa che la caccia sui valichi, così come regolata dalle Regioni italiane con vari siti di divieto, si è svolta per decenni senza compromettere la conservazione delle specie oggetto di caccia, in particolare i turdidi. I redattori della “risoluzione” sembra non abbiano nemmeno letto attentamente la Relazione ISPRA richiesta dal TAR Lombardia, nella quale l’istituto non dice affatto che la caccia dev’essere vietata su 475 valichi, bensì su 19 mentre su altri 15 andavano eseguiti studi entro 24 mesi. Sui restanti “potenziali valichi interessati da rotte di migrazione” si sarebbero dovuti eseguire approfondimenti. Appaiono evidenti quali forzature siano state inserite dal CISO nel documento chiamato “risoluzione”.
Valichi montani
Ancora più assurde le argomentazioni su alcune specie di passeriformi citate, tra le quali nemmeno una è assegnata dall’IUCN a definizioni di specie a rischio, e diverse sono giudicate stabili o in aumento. Curiosa, inoltre, l’argomentazione del CISO secondo cui bisognava vietare la caccia in 475 siti presunti come valichi, quando per loro stessa ammissione le specie sono in declino per problemi nei siti riproduttivi. Come se ai malati di cuore si dovesse praticare l’appendicectomia. Ricordiamo che l’istituzione di divieti di caccia nei valichi non esiste in alcuna direttiva europea, mentre questa prevede le ZPS, come la legge infatti ha stabilito che debbano essere istituite. Sul progetto di legge di modifica della 157/92 il CISO cita potenziali catastrofi alla conservazione dell’avifauna, del tutto infondate oltre che premature, essendo ancora ben lontana l’approvazione del testo ed essendo destinato al Parlamento il dibattito sui contenuti. Incomprensibile, inoltre, il collegamento alla Nature Restoration Law, la cui applicazione è prevista dopo il settembre 2026 e nulla ha a che vedere con le leggi sulla caccia.
Condivisione insensata
Le affermazioni errate presenti nella “risoluzione” del CISO sono così numerose che risulta impossibile in un comunicato smentirle una per una, ma è deludente oltre che sconcertante notare la condivisione da parte di ornitologi professionisti di posizioni di associazioni avverse alla caccia, come LAC, LAV e ENPA, basate su presupposti ideologici e non scientifici. Riteniamo che questo comportamento sminuisca il valore scientifico delle posizioni assunte dal CISO e ne auspichiamo quanto prima una revisione (Ufficio Studi e Ricerche Faunistiche e Agro-Ambientali Federazione Italiana della Caccia).