Una risoluzione congiunta
Il Centro Italiano Studi Ornitologici e la comunità scientifica esprimono “la più forte preoccupazione” per i DDL Montagna. Al termine del XXII Convegno Italiano di Ornitologia, tenutosi a Lecce dall’8 al 12 settembre 2025, il CISO e l’intera comunità scientifica ornitologica italiana hanno rilasciato una risoluzione congiunta, esprimendo una “unanime e forte preoccupazione” per due recenti provvedimenti legislativi: il DDL Montagna e il DDL Malan (DDL 1552). Questi disegni di legge, secondo la comunità scientifica, minacciano gravemente la conservazione della biodiversità ornitologica in Italia, vanificando decenni di sforzi scientifici e conservazionistici. La risoluzione è stata approvata all’unanimità.
Scientificamente insensato
Questa la nota: “Il DDL Montagna, approvato l’11 settembre 2025, ha suscitato particolare allarme a causa di un emendamento che riapre la caccia sui valichi montani. Questa mossa legislativa bypassa le sentenze dei tribunali che avevano precedentemente vietato la caccia in 475 valichi lombardi, considerati corridoi migratori cruciali. L’emendamento, introdotto dal deputato leghista Francesco Bruzzone e sostenuto dal centrodestra, con il Ministro Lollobrigida che ha giustificato l’intervento come un modo per “ristabilire la normalità”, è un attacco diretto alla protezione della fauna migratoria. La norma aggira il divieto prevedendo l’istituzione di Zone di Protezione Speciale (ZPS) con una regolamentazione della caccia che la vieta solo prima del 1° ottobre. Ciò è scientificamente insensato, poiché la migrazione di passeriformi come i tordi avviene principalmente tra ottobre e novembre. Inoltre, l’emendamento protegge solo i valichi sopra i 1000 metri, lasciando centinaia di altri valichi sotto questa altitudine, cruciali per la migrazione, senza alcuna tutela”.
Modifiche sostanziali
“Il DDL Malan (DDL 1552), presentato dai capigruppo della maggioranza, viene descritto dalla comunità ornitologica come un tentativo “sistematico” di riportare la caccia italiana a un’epoca precedente alle moderne normative di conservazione. Il disegno di legge prevede modifiche sostanziali alla legge quadro 157/92, con l’obiettivo di:
● Estendere la stagione venatoria a periodi di migrazione cruciali.
● Ridurre o eliminare le “pause ecologiche” settimanali.
● Reintrodurre l’uccellagione, cioè la cattura di uccelli per usarli come richiami vivi.
● Sminuire il ruolo dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e rafforzare il Comitato tecnico faunistico-venatorio, che include rappresentanti dei cacciatori.
● Consentire la caccia in aree demaniali precedentemente protette e persino in spiaggia e con silenziatori, come evidenziato dagli appunti del convegno.
● Definire la caccia come “attività che tutela la biodiversità”, un concetto scientificamente discutibile”.
Le critiche
“Le 55 associazioni ambientaliste, animaliste e scientifiche firmatarie, tra cui ENPA, LAC, LAV, LIPU e WWF Italia, hanno espresso la loro opposizione. Sostengono che questi provvedimenti non tutelano gli agricoltori né i territori, ma espongono il Paese a un prelievo venatorio incontrollato e a un aumento del bracconaggio. Le associazioni hanno inoltre denunciato la mancanza di dialogo con il Governo, il quale ha ignorato le richieste di confronto e ha condotto audizioni parlamentari in orari “incompatibili”. Contrasto con la legislazione europea e crisi della biodiversità I provvedimenti legislativi si pongono in netto contrasto con la legislazione europea, in particolare con la Direttiva Uccelli 2009/147/CE e la Direttiva Habitat 92/43/CEE. La risoluzione sottolinea che queste leggi vanno contro il Regolamento UE 2024/1991 sul ripristino della natura (Nature Restoration Law), che stabilisce obiettivi vincolanti per il ripristino degli ecosistemi degradati. La comunità ornitologica ha evidenziato che la situazione dell’avifauna in Italia è già allarmante. Dei 250 uccelli che nidificano nel Paese, il 30% è in stato di conservazione “cattivo” e il 33% in stato “inadeguato”. L’indice delle specie agricole (Farmland Bird Index) registra un calo del 33%, con specie come la rondine, l’allodola e il saltimpalo che hanno subito perdite drammatiche, rispettivamente del 51%, 54% e 73%”.
Appello al Governo e alle Istituzioni
Il CISO e la comunità ornitologica italiana chiedono formalmente al Governo di sospendere immediatamente l’applicazione delle norme lesive e di aprire un tavolo tecnico che coinvolga la comunità scientifica. Chiedono inoltre alle Regioni di applicare il principio di precauzione e di includere nei calendari venatori, tra le aree precluse all’attività venatoria, tutti i valichi montani interessati da consistenti passaggi migratori, a prescindere dalla loro altitudine. Infine, la risoluzione si rivolge all’Unione Europea, chiedendo di avviare procedure di infrazione contro l’Italia per la violazione delle Direttive Uccelli e Habitat. La comunità scientifica si impegna a supportare tutte le iniziative legali, intensificare la ricerca e la divulgazione, e a segnalare le violazioni alla Commissione Europea. “È tempo che la politica ascolti la scienza”, conclude la risoluzione, sottolineando che il Paese non può permettersi passi indietro nella conservazione, specialmente in un momento in cui la crisi della biodiversità è una delle emergenze globali più gravi. Il CISO e la comunità ornitologica italiana continueranno la loro battaglia scientifica e culturale per preservare il patrimonio naturale.