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Il Medioevo prossimo venturo evocato da alcuni e temuto da altri, almeno in ambito faunistico si è realizzato in Italia già da diversi anni. Il cambiamento epocale dell’ambiente determinato dalla fine della civiltà contadina e il riappropriarsi da parte del cespugliame e del bosco di campi un tempo coltivati, ha fatto sì che specie scomparse da anni in certi territori, in alcuni casi da secoli, tornassero a ripopolare le nostre contrade. Caprioli, daini, cervi e soprattutto cinghiali sono ormai le specie emergenti sui nostri monti e nelle nostre campagne, non ugualmente distribuite nelle diverse regioni, ma con la tendenza incontrovertibile ad espandersi per ogni dove. Insieme a questi animali hanno peraltro proliferato specie predatorie che solo pochi anni fa si davano per scomparse. Per quanto riguarda l’attività venatoria, il terzo millennio si presenta quindi come l’era della caccia agli ungulati, in particolare al cinghiale. Quest’ultima specie risulta infatti abbondantissima in alcune regioni, tanto da creare problemi all’agricoltura e ad altre forme di caccia. Ma, in positivo, essa ha rivitalizzato anche parte del mondo venatorio: si sono create squadre organizzate che gestiscono e tutelano il territorio, che generano legami amicali e che rappresentano una non indifferente forza economica. Grazie al diffondersi della caccia al re del bosco è stata inoltre riconosciuta una nuova razza italiana di cani da seguita: il segugio maremmano. Di fronte a questa realtà si è ritenuto importante dare rilievo al cinghiale e alla sua caccia, attraverso un libro in cui più che le parole sono le immagini a parlare. Il compito di questa nuova realizzazione è stato affidato a Massimo Scheggi, che nel 1999 si era già misurato su questo tema con un lavoro dal titolo suggestivo: La Bestia Nera, opera della quale il presente volume rappresenta il naturale sviluppo. |
