Una protesta veemente
Vibrante protesta e richiesta ufficiale di rettifica in merito al servizio del TG1 del 10 novembre 2025 delle ore 20:00 – Distorsione e diffamazione dell’attività venatoria. È questo l’oggetto della nota con cui l’associazione Caccia Pesca Ambiente (CPA) ha chiesto lumi in merito a quanto accaduto due giorni fa. “Il servizio in questione riguardava il cosiddetto turismo di guerra, l’attività di persone facoltose che, a pagamento, compivano atti di cecchinaggio e omicidio in aree di conflitto (nello specifico, Sarajevo tra gli anni 1992 e 1996). Il contenuto del servizio e soprattutto il linguaggio e le associazioni di idee implicite utilizzate nella narrazione e nel commento hanno prodotto un effetto mediatico gravemente diffamatorio nei confronti di tutti i cacciatori italiani”.
Un accostamento inaccettabile
“L’attività mostrata nel video è un atto mercenario, omicida e criminale che nulla ha a che vedere con la pratica venatoria. L’associazione tra un’attività vomitevole e abietta come quella di sparare a esseri umani a pagamento in zone di guerra e la nobile e regolamentata pratica della caccia costituisce un’offesa intollerabile e una palese manipolazione informativa“.
Cos’è realmente la caccia
“Ricordiamo che la caccia in Italia è una pratica:
- Legale e strettamente regolamentata dalla legge
- Etica, fondata sul rispetto della fauna selvatica
- Sociale e culturale, basata su principi diametralmente opposti all’uso indiscriminato della violenza e delle armi
Accostare l’attività del cecchino a pagamento a quella del cacciatore veicola un messaggio falso, fuorviante e altamente lesivo dell’onore e dell’immagine di una intera categoria di cittadini onesti“.
Le richieste di CPA
“Per quanto sopra esposto, CPA esige:
- Dal direttore del TG1: l’immediata trasmissione d una rettifica pubblica e inequivocabile nello stesso spazio informativo e con la stessa enfasi del servizio contestato con la quale si disconosce ogni associazione tra le pratiche mercenarie e la caccia legale e regolamentata
- Dall’Ordine dei Giornalisti: l’apertura di una indagine deontologica per accertare la violazione dei doveri di lealtà, buona fede e correttezza nell’informazione nei confronti del direttore del TG1 e di tutti coloro che risulteranno responsabili del servizio andato in onda
- Dal garante delle comunicazioni: l’avvio di un procedimento per la verifica del rispetto del servizio pubblico e dei principi di completezza, obiettività e pluralismo informativo, sanzionando l’uso di accostamenti diffamatori e non verificati
Ci riserviamo ogni azione legale a tutela della nostra reputazione e della dignità dei nostri associati, nei confronti di tutti i responsabili del servizio in oggetto“.

































