Riforma in salita
I principali ostacoli alla riforma della Legge 157 del 1992 sono rappresentati inevitabilmente da quanto sta facendo il Movimento 5 Stelle. Più di mille emendamenti al testo in Senato, infatti, sono a firma del gruppo guidato dall’ex premier Giuseppe Conte. Sceglierne uno tra tanti in grado di far innervosire più degli altri il mondo venatorio sembra difficile, ma non è così. Il primato è stato di sicuro conquistato dall’emendamento 7.5.
La proposta di modifica
Si tratta della proposta di tre senatrici pentastellate, Gisella Naturale, Dolores Bevilacqua e Sabrina Licheri. Questo è il loro suggerimento di modifica: “L’attività venatoria può essere esercitata da chi abbia compiuto il ventunesimo anno di età e sia munito della licenza di porto di fucile per uso di caccia, di polizza assicurativa per la responsabilità civile verso terzi derivante dall’uso delle armi o degli arnesi utili all’attività venatoria, con massimale di euro 2 milioni per ogni sinistro, di cui euro 1,5 ,milioni per ogni persona danneggiata ed euro 0,5 milioni per danni ad animali e a cose, nonché di polizza assicurativa per infortuni correlati all’esercizio dell’attività venatoria, con massimale di euro 0,5 milioni per il caso di morte o invalidità permanente“.
La questione dei 16enni
Lo scorso giugno, invece, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida era stato costretto a intervenire per smentire le fake news in merito alle licenze ai minorenni. Queste le sue precisazioni: “Non si sparerà infatti sulle spiagge, non ci saranno modifiche alle specie cacciabili, non verranno ridotte le specie e le aree protette e soprattutto non si daranno licenze di caccia ai sedicenni“.