La sfida della gestione
L’incremento della popolazione del lupo in Europa ha interessato anche il territorio italiano. La rapida ripresa della popolazione italiana di lupo ha voluto dire un aumento del numero di individui, confermato dai risultati dell’indagine nazionale condotta da ISPRA negli anni 2020-21, e la diffusione della specie in molte aree da cui si era estinta, comprese zone con elevata presenza umana. Questo sta creando, in alcuni casi, molto allarme e nuovi conflitti all’interno delle comunità. La paura nei confronti di questa specie è alla base dell’allarme che si sta generando, tenuto conto che negli ultimi anni sono stati registrati in Italia diversi casi di incidenti con ferimento di persone da parte di alcuni lupi. La sfida della gestione di queste problematiche, anche legate alle elevate densità abitative di una parte del Paese, è quella di coniugare la conservazione delle popolazioni di lupo con la necessità di prevenire e minimizzare i rischi per la sicurezza per l’uomo.
Atteggiamento aggressivo nei confronti dell’uomo
L’ISPRA negli ultimi dieci anni è stato sempre più frequentemente chiamato a fornire supporto agli organi locali (Comuni, Regioni, Province Autonome, Aree protette e Prefetture) nel gestire situazioni di allarme sociale legate a questo fenomeno. Sono state ben 100 le situazioni in cui è stato interpellato l’Istituto negli anni 2017-2024, di cui 61 solo nel biennio 2022-2023. Nell’arco temporale 2017-24, sette sono stati gli individui di lupo che hanno manifestato un atteggiamento aggressivo nei confronti dell’uomo, realizzando 19 aggressioni, tra cui gli 11 attacchi di una singola lupa registrati a Vasto nell’estate del 2023. A questi eventi si aggiunge il recente caso di Agnone, in Provincia di Isernia, avvenuto lo scorso 10 giugno, nel quale una femmina di lupo ha morso una ragazza ed è stata immediatamente catturata e trasferita in un recinto del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Numerosi sono stati inoltre i casi di lupi che hanno cominciato a frequentare assiduamente i contesti abitati dall’uomo, in alcuni casi predando cani e gatti randagi o padronali, a volte anche custoditi all’interno di aree recintate. In nove casi di lupi che avevano mostrato un comportamento problematico, con forte abituazione all’uomo e al suo ambiente, o confidenza vera e propria, è stato necessario attivare azioni più “energiche” come l’apposizione di un collare per monitorarne gli spostamenti, la traslocazione in un’area naturale lontana dall’area interessata, fino alla rimozione definitiva dalla natura, trasferendo l’individuo in un’area recintata, come nel caso di Agnone. Tutti questi interventi sono stati realizzati nel rispetto della normativa italiana ed europea, che attualmente prevede un’autorizzazione del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica concessa sulla base di un parere tecnico di ISPRA. Ad oggi nessun lupo è mai stato abbattuto legalmente in Italia.
Protocollo sperimentale
Al fine di fornire supporto tecnico-scientifico agli enti pubblici chiamati a gestire situazioni di allarme legate a comportamenti problematici assunti da individui di lupo, l’ISPRA, in collaborazione con il progetto europeo Life Wild Wolf, ha analizzato i casi noti per l’Italia fino alla fine del 2024 e, tenendo conto di letteratura scientifica e tecnica disponibile a livello internazionale, ha predisposto un Protocollo sperimentale per l’identificazione e la gestione dei lupi urbani e confidenti. Il documento è stato presentato alle Regioni a febbraio di quest’anno, in occasione di una riunione convocata dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, ed organizzata in contatto con il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste. Il protocollo ha innanzitutto l’obiettivo di prevenire le interazioni del lupo con l’uomo, evitando che individui o branchi di lupi si insedino in aree urbanizzate. Chiarisce quindi la necessità che si rendano queste aree non attrattive per il lupo, e in generale per la fauna selvatica, ad esempio gestendo opportunamente i rifiuti o adottando idonei metodi di custodia dei nostri animali da compagnia.
Le misure che possono essere adottate
Il documento descrive possibili casi di interazione tra lupi e persone e li inserisce in una scala crescente di potenziale rischio per l’uomo, dovuto principalmente alla confidenza che gli individui di lupo possono sviluppare. Nel testo sono poi indicate le misure che possono essere adottate, tenendo conto degli specifici contesti, del ripetersi dei diversi comportamenti, e delle eventuali risposte degli individui alle azioni realizzate. Oltre alla già citata rimozione di qualsiasi attrattivo, le azioni comprendono il monitoraggio attento di specifici individui o branchi interventi di dissuasione, ad esempio tramite pallottole di gomma che non danneggiano gli animali ma possono ricreare un timore verso l’uomo, fino alla rimozione degli individui che per comportamento o contesto comportano un concreto pericolo per l’uomo. L’approccio proposto dal documento, pur ritenendo necessario valutare ogni singolo contesto per individuare la soluzione migliore, prevede un’applicazione graduale e proporzionale delle misure, seguendo l’impostazione dal quadro normativo nazionale e comunitario.
Soglia annuale massima di rimozioni
La normativa comunitaria, inoltre, anche con le modifiche attualmente in corso di approvazione a scala europea, impone agli Stati membri dell’Europa di mantenere le popolazioni della specie in uno stato di conservazione soddisfacente, assicurando che eventuali rimozioni non confliggano con tale obiettivo (come specificato dall’art. 14 comma 1 della Direttiva Habitat). In questo quadro, nell’incontro avvenuto con le Regioni e le Province Autonome, ISPRA ha proposto una soglia annuale massima di rimozioni coerente con tale principio, adottando un approccio cautelativo. La metodologia proposta da ISPRA per il calcolo di tale soglia si basa sulle stime ottenute tramite l’indagine nazionale del 2020-21, relative alla dimensione della popolazione nazionale (3501 individui), alla distribuzione della specie, e tiene inoltre conto della percentuale di ibridi rilevati nell’Italia peninsulare nella stessa indagine (ca. 12%). Applicando tale impostazione cautelativa, la soglia massima di rimozioni annue è stata individuata nel 3-5% della popolazione complessiva, che potrà essere rivalutata nei prossimi anni. La ripartizione tra le diverse regioni e province autonome della soglia massima di prelievi è invece stata calcolata sulla base della proporzione di area di presenza del lupo nei diversi contesti territoriali, come emersa dall’indagine nazionale. Nella tabella seguente sono sintetizzate le soglie regionali risultate dall’applicazione di questa metodologia per il 2025 (Fonte ISPRA).