“Perle” inattese
Anche l’Associazione Cacciatori Migratori Acquatici (ACMA) ha detto la sua in merito alla riforma della Legge Nazionale sulla Caccia, la 157 del 1992. Questo il suo punto di vista: “Finalmente ha ufficialmente preso inizio il processo di modifica della legge 157/92, diverse le iniziative al suo interno, ma purtroppo, al momento, l’auspicato adeguamento alle realtà attuali e alle moderne esigenze gestionali non sembra riuscito. Al suo interno si ritrovano alcune “perle” che non ci si aspettava. Causa forse l’eccessivo attacco mediatico o le “mediazioni” politiche sono stati inseriti alcuni emendamenti inaccettabili, primo fra tutti la modifica all’art. 10 comma 1 lettera e) come segue “Sono ricompresi in tale territorio e sono soggetti alla programmazione venatoria le aree e i territori del demanio forestale dello Stato, delle regioni e degli enti pubblici in genere. È escluso da tale territorio e non è soggetto alla programmazione il demanio marittimo.”
Cacce a rischio
“Poiché l’esclusione dalla programmazione significa che non ci si può andare a caccia, ciò comporterebbe la fine della caccia in spiaggia, nelle foci dei fiumi, nelle lagune e in qualsiasi altra area di sua competenza, in pratica la fine della caccia agli acquatici per la stragrande maggioranza dei cacciatori italiani. Ricordiamo che nessuna norma europea prevede questa restrizione ma che in vari Stati UE proprio il demanio marittimo rappresenta la zona di elezione per la caccia agli acquatici (Francia, Danimarca ecc.) così come in Italia la caccia sui litorali consente di esercitare questa passione in molte regioni dove la maggior parte delle zone umide interne sono interdette alla caccia. La proposta di modifica non trova inoltre alcuna giustificazione né gestionale né sociale poiché la norma attuale con le distanze di legge da abitazioni, strade, ferrovie e posti di lavoro ecc. basta e avanza a garantire adeguate sicurezze a bagnanti & c.”
Le richieste di ACMA
“Sorprende che in una proposta di legge finalizzata ad armonizzare una moderna gestione dell’attività venatoria con la tutela e la fruizione di fauna e ambiente si finisca per frustrare proprio chi in essa aveva posto speranze ed aspettative. Sappiamo che Federcaccia si sta muovendo per modificare questa proposta che riteniamo irricevibile; tuttavia, vogliamo come settoriale ACMA alzare l’attenzione su un punto che non accetteremo mai che passi o, peggio, diventi oggetto di “mediazione”. Ben altre erano le richieste da noi formulate e suggerite (un’ora dopo il tramonto per la caccia agli acquatici, inserimento dell’oca selvatica, caccia da natante), pienamente ottemperanti alle normative europee e che potrebbero ridare ossigeno a questa storica forma di caccia che tanto ha dato e dà in termini di conservazione e ripristino di ambienti naturali ma che da sempre subisce penalizzazioni ingiustificate. Ci auguriamo che la politica ascolti finalmente il mondo venatorio evitando proposte avventurose che invece d’essere migliorative sortiscono l’effetto contrario procurandoci ulteriori inutili penalizzazioni”.