Disegno di legge di revisione
Lo scorso 3 luglio si è tenuta la prima riunione della Commissione Attività produttive del Senato, propedeutica all’avvio del confronto sulla riforma della legge 157/92. Con l’incardinamento nelle Commissioni Ambiente e Agricoltura, sono iniziati i lavori di aggiornamento della normativa, con scadenze e audizioni previste a partire dal 10 luglio. A maggio, il Ministro dell’Agricoltura Lollobrigida aveva annunciato l’intenzione di presentare un disegno di legge di revisione, inserendolo nel Collegato alla legge finanziaria per accelerare i tempi. A giugno, il Ministro ha presentato ufficialmente al Consiglio dei Ministri lo schema di disegno di legge, che modifica la legge 157/92, e ha preferito questa strada rispetto all’inserimento nel Collegato, per ridurre i tempi di approvazione. Tuttavia, il percorso parlamentare è complicato: le Commissioni Ambiente e Industria del Senato si occuperanno di redigere il testo definitivo, che poi sarà sottoposto all’approvazione dell’aula. La decisione di affidare la discussione a queste Commissioni, senza possibilità di emendamenti in aula, potrebbe rallentare o bloccare l’approvazione definitiva, specialmente considerando i contrasti tra le diverse forze politiche e le pressioni esterne contro la caccia.
Divergenze tra le amministrazioni
Da un punto di vista politico, questa strategia sembra riflettere divergenze tra le amministrazioni dell’Agricoltura e dell’Ambiente, e timori che alcune proposte possano confliggere con le direttive europee “Uccelli” e “Habitat”. Inoltre, la pressione pubblica e le iniziative popolari contro la caccia, come la presentazione di una strumentale proposta di legge popolare abolizionista, contribuiscono a creare un clima di tensione. Questa situazione evidenzia un cambio di strategia del Governo: dopo aver affidato la riforma al Parlamento, ora si preferisce un percorso più lungo e incerto, che rischia di far slittare l’approvazione oltre l’inizio della prossima stagione venatoria. È chiaro che ARCI Caccia considera il Parlamento quale luogo primario per l’attività legislativa del Paese, ma dobbiamo rilevare che alcune certezze del Governo non si sono rilevate così granitiche, e che ci aspetta un periodo di confronto parlamentare serrato e complesso. Forse valeva la pena procedere come previsto dalla stessa 157 e presentare al parlamento la relazione sullo stato di applicazione della legge da parte del governo e da lì, elaborare le modifiche ritenute necessarie. Da subito, però, e nel merito dobbiamo evidenziare un punto sostanziale che non troverà mai il sostegno di ARCI Caccia.
Gestore della fauna e difensore dell’ambiente
Ci opponiamo a modifiche che potrebbero snaturare il ruolo del cacciatore (da appassionato a cliente) come gestore della fauna e difensore dell’ambiente, e ci opponiamo anche alle aperture ai cambiamenti riguardanti la costituzione di aziende faunistico-venatorie o agrituristico-venatorie, che rischierebbero di rendere la caccia un’attività esclusiva e costosa, limitando l’accesso ai meno abbienti e ai giovani. Non può essere l’attività venatoria a fornire l’integrazione al reddito che ricercano gli agricoltori. I cacciatori devono lavorare di concerto con gli agricoltori per produrre selvaggina sul territorio, dando attraverso questa e i miglioramenti ambientali il sostegno richiesto. Al contempo i cacciatori devono collaborare alla prevenzione dei danni, sia attraverso il controllo numerico degli animali e la messa in pratica delle strategie adeguate a tenerli lontani dalle coltivazioni. La proposta di legge da grande spazio al controllo della fauna, principalmente il cinghiale, ci preme ricordare che per il raggiungimento degli obbiettivi devono concorrere tutte le forme di caccia a questo animale: selezione, girata e braccata, ma che i numeri maggiori sono portati da quest’ultima, che deve essere sempre e comunque al centro della gestione di questo animale. Spingere sulla trasformazione degli Istituti privati in imprese, facilitarne l’istituzione, come si paventa nel testo proposto, equivale a una forma surrettizia di superamento dell’art.842 del Codice civile senza il quale, l’impianto fondante della 157/92 non esiste più.
Esigenze di bilancio
Ci preme, inoltre, sottolineare che da tempo chiediamo di assicurare all’interno degli ATC, seppure in termini proporzionali, la rappresentanza di tutte le associazioni nazionali riconosciute come da 157/92, non certo di prevedere una rappresentanza dell’ENCI, tra l’altro di nomina governativa. Restiamo perplessi riguardo alla proposta di accorpare gli ATC su base provinciale per sole esigenze di bilancio. Ambiti troppo grandi sono difficilmente gestibili, chiediamo che le finalità gestionali e di conservazione della biodiversità che si intende affidare agli ambiti siano adeguatamente finanziate dalla fiscalità generale, visto che la biodiversità è tema che interessa tutti, non solo i cacciatori. Ci chiediamo piuttosto se non sarebbe opportuno inserire tra le specie cacciabili specie che non presentano problemi di sostenibilità numerica e per le quali spesso si pagano addirittura i danni agli agricoltori. Riteniamo, inoltre, che l’uso dei visori notturni debba essere regolamentato e auspichiamo che si torni alla chiusura della caccia di selezione al cinghiale un’ora dopo il tramonto. Legare eccessivamente il successo in questa caccia a strumenti costosissimi crea disparità tra le possibilità di praticarla legata alle disponibilità dei cacciatori, senza contare il problema del possibile incremento degli episodi di bracconaggio legati alla mancanza di controlli.
Una riforma equilibrata
Pur da questi brevi cenni, ci pare corretto stigmatizzare che la propaganda delle associazioni animaliste è quantomeno mal indirizzata, perché, nel merito, questa proposta di riforma non prevede nessuna modifica che alteri o aumenti la possibilità di esercitare l’attività venatoria in Italia e come spiegato alcune delle proposte, direi le più importanti sul piano sostanziale, non sono state richieste dal mondo venatorio, per lo meno non da ARCI CACCIA. L’Associazione ribadisce che la caccia deve rimanere un’attività di pubblico interesse, non un’attività commerciale o privata, e che il patrimonio faunistico deve essere tutelato come bene dello Stato. Continueremo a lavorare per una riforma equilibrata, rispettosa dei principi attuali, e parteciperemo alle prossime audizioni e riunioni per contribuire a un percorso condiviso.