Tempo di bilanci
Tempo di bilanci per una nuova stagione tardo estiva-autunnale che volge al termine. In questo contesto, come consuetudine, vanno analizzate dapprima le condizioni meteorologiche che l’hanno caratterizzata. Come sempre tirare le somme di un fenomeno migratorio alquanto complicato e variabile per via delle anomalie che lo contraddistinguono non è semplice, ma ricordiamoci che gli uccelli hanno le ali e fanno quello che vogliono e vanno dove vogliono. É il fascino della vita naturale dell’avifauna che va scoperta non rimanendo dietro una scrivania o tra i muri di un istituto ma sul campo sotto il sole o sotto la pioggia, coi piedi fradici dalla brina mattutina o impolverati dalla terra secca arida che reclama pioggia. Venendo alla stagione migratoria in oggetto, risultata modesta ma ancora in attività, in questo mese di novembre mentre scriviamo le presenti note per gli appassionati, piace pensare che il fenomeno non si sia del tutto concluso poiché mancano ancora alcuni protagonisti all’appello.
Altri dettagli
Analizzando i mesi interessati partiamo con un agosto altalenante caratterizzato da giornate fresche e periodi molto caldi. L’ondata di calore protrattasi dall’8 al 17 ha tenuto sotto scacco l’Italia dove il giorno 13 si è avuta la giornata più calda del mese. Dopo una partenza sottotono con temperature sotto la media le correnti calde, residue dell’uragano Erin, hanno innalzato i valori termici cessati solo con la perturbazione sopravvenuta tra il 27 e il 29. L’ultima parte del mese si è contraddistinta per episodi di forte maltempo e il giorno 28 è stato il più piovoso dell’anno sulle regioni settentrionali. Agosto comunque si conferma tra i mesi più caldi sebbene sia stato il più piovoso al nord e il più siccitoso al sud e nelle isole. In questo mese in cui nelle campagne Tortora selvatica e Quaglia risentono di una agricoltura intensiva e della frammentazione del territorio naturale, iniziano le consuete partenze e dopo i Rondoni, che aprono le danze, si aggiungono i vari limicoli come i Piro piro culbianchi e boscherecci, i Pivieri, le Pavoncelle e i Beccaccini. Tra gli anatidi si registrano i primi movimenti delle Alzavole e delle Marzaiole. Dal nord Europa giungono i primi migratori a lungo raggio, tra cui Cutrettole, Beccafichi, Pigliamosche (quest’ultimo osservato scarsamente durante la fase riproduttiva nel nostro paese), Codirossi e i vari acrocefali come Cannaiole e Forapaglie.
Calde temperature
Tra i passeriformi va segnalata l’ottima presenza già da questo mese del Prispolone presentatosi verso la terza decade, della Balia nera e del Lui grosso a partire dalla prima decade. Il mese ha visto comunque ancora molti giovani nei pressi dei loro nidi e l’ambiente naturale pieno di vita e numerosi soggetti grazie alla compresenza delle specie nidificanti e di quelle migratrici. Anche settembre si è presentato caldo ma nove perturbazioni transitate sul territorio nazionale hanno determinato accumuli di pioggia più elevati della media. In particolar modo ciò è avvenuto al nord escludendo l’Emilia Romagna, le regioni centrali e la Sardegna, mentre nel resto dell’Italia ha prevalso la carenza di precipitazioni. Precipitazioni che sono transitate in modo molto intenso, una all’inizio del mese in Friuli e Liguria e una in particolare verso la terza decade del mese in Lombardia nord-occidentale che ha visto cadere 200 ml in poche ore tra la Brianza, il comasco ed il varesotto causando allagamenti e ingenti danni. Sul fronte opposto, nelle regioni meridionali si sono registrati valori di pioggia tra i più bassi degli ultimi trenta anni.
Migratori a lungo raggio
Durante il mese la situazione ornitologica ha visto il proseguimento della migrazione con il passaggio dei migratori a lungo raggio, tra cui da protagonisti ancora Prispolone, Balia nera e Lui grosso cui hanno fatto compagnia, in modo più discreto e insieme alle altre specie già presenti da agosto, il Culbianco, lo Stiaccino e i vari irundinidi che cominciano a muoversi verso i lidi di svernamento. Nella terza decade del mese tra il 25 e il 28 si sono notati i primi Tordi bottacci. Con loro, i primi Pettirossi mentre i Colombacci hanno iniziato a essere osservati in modo massiccio soprattutto sui valichi degli Appennini con contingenti numerosi in volo ad alte quote. Tra gli acquatici oltre alle Alzavole ecco i primi Mestoloni e Moriglioni mentre il Germano è rimasto la specie più diffusa. Anche i Limicoli hanno fatto registrare la loro buona presenza come avvenuto nel mese precedente. Ai vari Piovanelli si aggiungono le Pittime e le Avocette, tanto per citarne alcune.
Ottobre. Un mese che ha seguito la tendenza meteo di settembre con temperature sopra la media in tutta Europa, dalle anomalie termiche registrate soprattutto nelle regioni artiche e sub artiche. I cambiamenti climatici in corso hanno così evidenziato ancora una volta gli effetti del global change. É logico quindi dedurre che con questa situazione i nostri amici alati del nord siano stati poco invogliati a muoversi verso latitudini inferiori. Ne consegue che alla fine del mese numerosi ritardatari sono stati ancora osservati sul territorio italiano, prolungando così la loro permanenza prima di effettuare la traversata verso i lidi di svernamento in Africa. Ottobre si è aperto con lo strascico della prima furia del Tordo bottaccio avvenuta i primi giorni del mese e che è parsa la coda di quella avvenuta alla fine di settembre e con una seconda furia che, comunque, non ha entusiasmato in fatto di numeri, alquanto modesti.
Ottobre e i suoi trend
In particolare, la furia è avvenuta tra il 13 e il 15 del mese dove si è assistito a un ottimo passaggio della specie. Poi, verso la terza decade, sono apparsi i primi Tordi sasselli soprattutto tra il 21 e il 25 ottobre, per l’entusiasmo degli appassionati dei grandi turdidi che hanno anche segnalato l’enigmatica presenza del Merlo distribuita a macchia di leopardo poiché in alcune zone del territorio è risultato assente. Ottobre ha visto altresì la buona presenza della Passera scopaiola, del Fringuello accompagnato dalle prime Peppole e dai Lucherini che, comunque, non hanno entusiasmato in fatto di numeri osservati, scarsi rispetto gli scorsi anni. All’aumento delle presenze del Pettirosso unitamente al Luì piccolo, al Colombaccio, alla Pispola e al Fanello si è contrapposta la presenza ridotta del Frosone e dello Spioncello replicando così lo status degli anni scorsi. La regina del bosco, la mitica Beccaccia, non ha eguagliato l’eccellente presenza dello scorso anno ma si è comunque notata dalla montagna alla bassa collina già dall’inizio del mese con contingenti relativamente numerosi. Che dire poi dello Storno e dei Corvidi in generale, sempre presenti in abbondanza? Le Allodole si sono notate nelle campagne, ma senza grossi contingenti. Verso la fine del mese eravamo abituati all’arrivo delle prime Cesene ma quest’anno esse sono comparse solo con sporadici individui in montagna. Negli ambienti acquatici si sono confermate ben presenti le Alzavole, il Germano reale, il Mestolone e il Beccaccino.
La presenza della gru
Infine, una nota va dedicata alla Gru, che ormai da anni vede la sua presenza in modo massiccio in sorvolo sulla nostra penisola verso il sud. In questo mese le notizie preoccupanti giunte dal nord Europa danno la specie in pericolo come per molte altre, a causa dell’influenza aviaria che ha colpito molti individui raccolti in fin di vita sui territori tedeschi. Un problema, quello dell’aviaria, che probabilmente colpisce ancora di più di quanto non si sappia. Speriamo che il tempo e le ricerche degli studiosi, possano dare delle risposte chiare e poco drammatiche. Il mese di ottobre si è concluso con una leggera perturbazione che creava velature in buona parte d’Italia e con sporadiche piogge prima dell’arrivo del mese di novembre, presentatosi con temperature in aumento, preludio alla famosa estate di San Martino. Concludendo queste note è giusto evidenziare ancora una volta che la riduzione di suolo naturale, sempre più consumato in Italia, come si evince dall’ultimo report redatto da ISPRA insieme alla cattiva conservazione di molte zone, sono fattori negativi che impattano sulla presenza della fauna e in particolare di quelle specie ornitiche che utilizzano tali zone come stop-over durante il loro viaggio migratorio per rifocillarsi e ripararsi. Amare il territorio e la natura che vive nel suo contesto significa in primis saperli tutelare, conservare e gestire al meglio creando (o mantenendo) le condizioni naturali per favorire la vita degli esseri viventi. (Fonte: ANUU-Walter Sassi)































