Le aree più colpite
Cia Padova lancia l’allarme: fino al 10% dell’uva pronta per la raccolta è già andata distrutta dai cinghiali. Un segnale che, se non arriveranno correttivi, produrre uva rischia di diventare antieconomico per molte aziende del territorio. Secondo Cia Padova, le perdite interessano uve bianche e rosse e toccano l’area compresa tra Teolo Alta, Valnogaredo, Cinto e Calaone.
Situazione fuori controllo
Il fenomeno ha assunto caratteristiche che preoccupano gli agricoltori anche per la difficoltà di difendersi. “In questo periodo sono in cerca di cibo e acqua – sottolinea Cia Padova – stanno distruggendo diversi vigneti, la situazione rischia di andare fuori controllo”. Le recinzioni, persino quelle alte oltre un metro e attraversate da corrente, non bastano più: “Hanno addirittura imparato a scavalcarle. Si mettono l’uno sopra all’altro e superano l’ostacolo”.
Da protezione a gestione
Emilio Cappellari, presidente della zona Este-Montagnana di Cia, annuncia che l’organizzazione proseguirà nel sottoporre la questione alle autorità competenti. E aggiunge un elemento ulteriore di preoccupazione: “Nella stessa area del Parco Colli da qualche tempo sono stati avvistati pure i daini. Di fatto le nostre uve sono sotto scacco”. Nelle scorse settimane Cia ha presentato al ministro Francesco Lollobrigida una proposta di riforma della legge 157 del 1992, “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”. L’asse portante è il passaggio dall’idea di protezione a quella di gestione, con l’obiettivo di ricercare la densità ottimale delle singole specie in un determinato ambiente.