Arci Caccia Veneto chiede all’assessore Daniele Stival di fare maggiore chiarezza sulla questione dei richiami vivi per superare la messa in mora dell’Unione Europea causata dalla “cattiva informazione”.
L’Arci Caccia del Veneto, con una lettera a firma del suo presidente Giuliano Ezzelini Storti, ha inviato all’Assessore regionale alla caccia Daniele Stival, una serie di proposte finalizzate a dare certezza dell’utilizzo dei richiami vivi per la caccia da appostamento dopo la “messa in mora” dell’Unione Europea che potrebbe comportare il rischio di chiusura per i roccoli. Per di più l’intera problematica, ha sottolineato il presidente Ezzelini Storti, è mal interpretata dall’opinione pubblica che fonda le sue considerazioni su una cattiva informazione (vedasi Striscia la Notizia) come quella relativa al fatto che si spenderebbero soldi pubblici per la gestione dei richiami e non come, in realtà avviene, con il gettito delle ingenti tasse pagate dai cacciatori. Ciò non toglie, per l’Arci Caccia del Veneto, che il tema debba essere affrontato “in modo veloce” per soddisfare le richiese dell’Unione Europea partendo dalla necessità che “non si possa mai prescindere dal punto di equilibrio tra offerta e domanda per non offendere tradizioni importanti radicate sui nostri territori”.
Le proposte avanzate dall’Arci Caccia tengono conto delle soluzioni positive trovate in Emilia Romagna che possono essere base di riferimento per la realtà del Veneto. In particolare per l’Arci caccia occorre che le Province avviino il censimento dei richiami in possesso dei cacciatori utilizzando lo strumento dell’autocertificazione. Occorre quindi conoscere il numero effettivo degli allevatori di richiami per uso caccia al fine di contestare la previsione che la produzione sia superiore alle necessità tale da giustificare la richiesta di chiusura dei roccoli.
Agli allevatori vanno altresì proposte convenzioni per la cessione dei richiami a costi accessibili per i cacciatori. In base ai risultati ottenuti e tenendo conto delle richieste si potranno portare in equilibrio le catture individuando i siti e determinando quantità e prelievi. Con questa procedura l’Emilia Romagna ha finora risposto alle indicazioni dell’Unione Europea e non è stata avviato alcun procedimento di infrazione.
Ci auguriamo che questo argomento, ha scritto Ezzelini Storti, possa essere affrontato nel merito a partire dalla riunione convocata dalla Regione Veneto per il 12 marzo.
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