SARDEGNA, CACCIA AL CINGHIALE: Dopo gli ultimi gravi incidenti occorsi ad alcuni cacciatori galluresi, qualcuno comincia a riflettere sull’eventualità di adottare comportamenti diversi. Tutti concordi a fare della cautela la prima regola per evitare rischi alla propria vita e a quella degli altri. – I cacciatori: «Troppi comportamenti sbagliati»
C ‘era una volta la caccia grossa: un gruppo di persone affiatate guidate da un capo battuta esperto e rispettato. Poche regole per tutti, rigidissime. «Mi ricordo – dice Francesco Spano, 88 anni di Bortigiadas, a caccia da quando ne aveva 10 – che nessuno iniziava a mangiare senza avere primo aperto il fucile». Non è la storiella dei bei tempi andati, ma una cultura della caccia che in Gallura è andata via via perdendosi.
Non è stata sostituita da regole condivise e atteggiamento responsabile verso un’attività estremamente pericolosa. Nel giro di poche settimane si sono verificati alcuni gravissimi incidenti. A Bortigiadas ha perso la vita un uomo di 52 anni, colpito da un amico. Ieri alcuni cacciatori hanno pensato bene di sparare vicino alle villette del Lido del Sole, periferia di Olbia. Ad Arzachena un altro cacciatore è stato impallinato dal padre. Se poi si torna indietro nel tempo, il numero degli incidenti gravissimi ha la media di un episodio all’anno. «Non c’è dubbio – spiega Raimondo Casula, cacciatore arzachenese, membro del comitato provinciale faunistico e presidente locale di Sardacaccia – abbiamo un problema molto serio che riguarda i comportamenti di cacciatori improvvisati. Non esiste, ad esempio, che ci si muova dalle poste. Invece succede spesso che le persone si spostino durante la battuta in maniera pericolosa. La caccia grossa presuppone una grande capacità di attesa e una buona dose di pazienza. Bisogna aspettare, anche a lungo, al freddo, in silenzio. Questo si deve fare».
Casula ha una proposta per l’attività venatoria: «Innanzitutto c’è il problema del vestiario. In altre regioni italiane da tempo vengono utilizzati indumenti con fasce fosforescenti che rendono ben visibili i cacciatori. Questa precauzione, da sola, non basta. È sempre più difficile, per fare un altro esempio, spiegare alle persone che magari si avvicinano per la prima volta alla caccia che si deve sparare solo ed esclusivamente quando l’obiettivo è visibile. Per i capo caccia è faticoso poi imporre la regola di evitare l’eccessivo avvicinamento a strade e a edifici. Comunque l’atteggiamento più grave e pericoloso è quello di sparare a un cespuglio che si muove o semplicemente dopo aver sentito un rumore». Le compagnie di caccia in Gallura si sono moltiplicate, così come il numero delle persone che imbracciano una doppietta per le battute al cinghiale. «Un altro cambiamento rispetto al passato – prosegue Casula – riguarda l’età dei cacciatori. Io ho iniziato a 16 anni insieme a mio padre, poi sono arrivato al porto d’armi. Adesso ci sono cacciatori che entrano in una compagnia a 30, 40 anni, magari dopo una breve esperienza di caccia al tordo». Neanche troppo giovani, dunque, semmai in ritardo per imparare ed applicare le regole. «Bisogna insistere – conclude Casula – in un’opera di informazione che spetta ai capo caccia. Io prima di iniziare una battuta, chiedo che vengano rispettate le regole delle poste, non voglio vedere cacciatori con un munizionamento vietato, anche solo inserito nella cartucciera. Ovviamente bisogna trovare le persone che siano disposte ad ascoltarti». Il comitato provinciale faunistico a breve si occuperà degli ultimi incidenti avvenuti in Gallura. ANDREA BUSIA
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