ANUU: L’organizzazione della CACCIA in Italia attende necessariamente di essere razionalizzata sulla base di un modello europeo, ma una parte cospicua della società venatoria italiana è invece impegnata a difendere se stessa in una tutela dello status quo.
Non prende sul serio (non lo ha mai fatto), i continui e severi moniti che ci vengono dagli esempi delle principali organizzazioni degli Stati a noi vicini. L’aneddotica ci viene quotidianamente propinata sotto forma di molteplici manifestazioni di concorsi e campionati di tiro, di cani, di specialità sotto diverse bandiere; dalle indagini o dagli studi delle diverse associazioni senza un coordinamento; dalle barricate disomogenee nella difesa delle tradizioni regionali, ecc. Si è incapaci di abbandonare l’idea del “campanile”, di fare coesione tutti insieme perseverando in un’enorme perdita di tempo, di idee, di forze. Il cambiamento, per quanto ormai definito da tutti assolutamente necessario, purtroppo tarda.
La volontà di pochi lungimiranti ben pensanti, tra i quali l’ANUUMigratoristi, costituitasi nel lontano 1958, con oltre cinquantacinque anni di meritato servizio in difesa della CACCIA e, in particolare, delle tradizioni regionali, deve fronteggiare una resistenza e una opposizione in difesa di piccoli privilegi personali o di sigle che stanno veramente facendo male alla nostra amatissima passione. Dobbiamo vincere queste assurde resistenze così diffuse. Ci accorgiamo – guardando fuori dalla nostra piccola finestra – che in Europa le organizzazioni venatorie hanno un potere reale, con i loro migliori uomini che dialogano in modo credibile con le istituzioni politiche nazionali e locali e ora navigano, finalmente, in acque migliori delle nostre.
Stiamo chiedendo molto alla politica (l’ultima legge votata nei giorni scorsi è un esempio), ma la politica perché mai dovrebbe essere in grado di salvarci contro la nostra volontà, così povera di capacità propositiva? Che cosa abbiamo fatto, salvo qualche esempio quasi misconosciuto da quanti, uomini incapaci, difendono strenuamente il loro “cadreghino” del non fare, per farsi credibili con la politica? Possibile che non vedano un baratro ormai drammaticamente vicino?
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