CACCIA: Lo rilevano le ricerche nazionali “GLI ITALIANI E LA CACCIA” e “I CACCIATORI ITALIANI E LA CACCIA” dell’istituto Astra Ricerche commissionate da CNCN e FACE Italia.
Venerdì 27 maggio 2011 alle 15 doppia presentazione a Bari con il sociologo Enrico Finzi nella Sala Consiliare della sede della Provincia, Lungomare Nazario Sauro 29, alla presenza dell’assessore provinciale Francesco Caputo e dell’assessore regionale Dario Stefàno.
Bari, 27 maggio 2011 – “Gli Italiani e la Caccia” e “I Cacciatori Italiani e la Caccia” approdano a Bari con una verità che in molti non conoscono: gli italiani, anche quelli del Mezzogiorno, non sono contrari all’attività venatoria in quanto tale. Gli sono ostili, come lo sono gli stessi cacciatori, quando è praticata senza regole e da bracconieri.
Viste le radicate tradizioni e il numero di praticanti l’attività venatoria che vanta la Puglia, CNCN (Comitato Nazionale Caccia e Natura) e FACE Italia (coordinamento che riunisce le principali associazioni venatorie italiane, Federcaccia, AnuuMigratoristi, Enalcaccia, e Liberacaccia) hanno ritenuto doveroso oltre che significativo presentare a Bari i risultati di due ricerche che, in modo assolutamente oggettivo e del tutto libere da condizionamenti, danno della caccia e dei cacciatori una lettura sicuramente più equilibrata e corrispondente al vero di quella solitamente comunicata.
La presentazione è stata organizzata a Bari il 27 maggio alle 15 nella Sala Consiliare della Sede della Provincia e ha visto l’illustrazione dei risultati delle due ricerche demoscopiche “Gli Italiani e la Caccia” e “I cacciatori Italiani e la Caccia” commissionate da CNCN e FACE Italia all’Istituto indipendente Astra Ricerche, presieduto dal sociologo Enrico Finzi, che in questa occasione oltre a illustrare i dati generali ha posto l’accento in particolare su quelli specifici del Mezzogiorno.
Le precedenti ricerche hanno sempre dato per maggioritari i contrari alla caccia rispetto ai favorevoli, questo studio svela una realtà diversa: la maggioranza degli italiani (55%) non è contraria alla caccia regolamentata e sostenibile. La seconda ricerca tratteggia invece un quadro di come i cacciatori vivono la propria passione anch’esso diverso dal consueto.
LE RICERCHE: GLI ITALIANI E LA CACCIA
Dall’analisi dei dati del Mezzogiorno emerge chiaramente un dato: i filo-caccia costituiscono anche in questo caso la maggioranza (51%) degli italiani 18-80enni residenti, anche se in maniera leggermente inferiore rispetto ai connazionali delle altre regioni analizzate fin qui. In Sicilia, Calabria, Basilicata e Puglia sono pro-caccia senza riserve il 20% del campione (con prevalenza dei maschi, anche giovani) mentre il ‘tipo’ di maggioranza relativa (31%: al di sopra della media maschile, men che 45enne, con scolarità e reddito medi, moderato e cioè estraneo alle posizioni estreme) – quello decisivo – è favorevole alla caccia solo se normata, limitata, responsabile e sostenibile.
Cruciale è, anche in questo caso, la questione dell’informazione sulla caccia, che è stata ampiamente approfondita verificando in primo luogo la conoscenza di diciotto limiti all’esercizio della caccia, esistenti – a volte da molto tempo – nel nostro Paese. Di tali vincoli, imposti ormai da decenni all’attività venatoria, solo cinque risultano conosciuti da almeno la metà dei residenti nelle quattro regioni del sud che non praticano la caccia. Tirando le somme, si osserva una grande ignoranza in materia presso i siciliani, i calabresi, i lucani e i pugliesi: il 48% non sa niente o quasi dei limiti alla caccia imposti dalle normative attuali (versus il 45% del totale degli Italiani); il 26% ne conosce solo alcuni; non più del 26% risulta ampiamente informato.
Si conferma quindi la correlazione statistica assai forte tra la notorietà delle norme, il consenso per esse e la buona valutazione della caccia: circa un terzo di coloro che si dichiarano ostili alle attività venatorie è totalmente o quasi totalmente non informato circa i suddetti vincoli.
I CACCIATORI ITALIANI E LA CACCIA
Il ritratto del cacciatore che si evidenzia è molto diverso dallo stereotipo solitamente presentato dalla maggioranza degli organi di informazione. Dalla ricerca emerge l’immagine di un cittadino che vive in modo profondo il suo amore per la caccia (il 93% degli intervistati parla proprio di amore), ma soprattutto verso la natura dedicandosi ad attività all’aria aperta in generale (82,5%), impegnandosi nel sociale e in attività di volontariato a favore dell’ambiente e della collettività (il 63% è impegnato in attività ambientali di vario tipo, il 38% si dedica all’attività di prevenzione e contrasto degli incendi e il 20% è impegnato in attività di protezione civile).
I cacciatori hanno dimostrato di essere fruitori attenti e consapevoli della natura e della fauna, mettendo fra le loro priorità (70%) quelle di una caccia responsabile, esprimendo preoccupazione verso l’attività venatoria non regolamentata e non limitata (61%) e ponendo il bracconaggio al primo posto (81%) fra i fenomeni che danneggiano la caccia e i cacciatori. Altro aspetto importante e da sottolineare il peso economico della caccia: il 54% dei cacciatori spende in una stagione fra i 2 e i 4900 euro, con un 12% che spende da 5 a 7500 euro e un altro 12% che spende oltre i 7500 euro, creando occupazione per oltre 45.000 addetti nel settore. La ricerca infine ha evidenziato il peso politico dei cacciatori, sia a livello locale che nazionale, con il dato del 43% che dichiara di mutare le proprie scelte elettorali in base alle posizioni dei diversi schieramenti in merito alla caccia.
“Sul tema della caccia viviamo in Italia una stagione di cambiamento culturale – dichiara l’assessore alle Risorse agroalimentari della Regione Puglia Dario Stefàno – come dimostra il dato emerso nella indagine demoscopica commissionata da CNCN e Face Italia. Ma, nonostante la maggioranza degli italiani non sarebbe contraria alla caccia, come dimostrerebbe questo studio, purché regolamentata e sostenibile – e questo mi sembra importante – vi è una diffusissima percezione della necessità di lavorare per imbastire un approccio equilibrato al tema, da incentrarsi proprio sulla regolamentazione e sulla sostenibilità”.
“Anche su questo tema – prosegue l’assessore Stefàno – per quanto mi riguarda, trovare una giusta mediazione tra le diverse posizioni è la vera sfida, ricercare cioè la migliore traccia possibile tra le esigenze e le aspettative delle diverse sensibilità coinvolte, anche di quelle agricole, che non corrispondono più piè pari a quelle venatorie, come un tempo quando quasi sempre l’agricoltore era anche il cacciatore. In Puglia questa necessaria traccia comune la ricerchiamo anche attraverso la partecipazione ai lavori del Comitato tecnico faunistico venatorio regionale, pensato e costituito proprio come luogo di concertazione. In fondo, la gestione sociale e la collaborazione tra cacciatori, agricoltori ed ambientalisti è essenziale, non solo perché è un requisito di legge ma perché ciascuno esercita un ruolo che ha riflessi determinanti per la tutela e la gestione dell’ambiente e degli ecosistemi”.
“Appare chiarissimo che – ha sottolineato il sociologo Enrico Finzi – qualora la pubblica opinione fosse resa largamente edotta del fatto che in Italia non è consentita la caccia ‘selvaggia’, il favore per l’attuale attività venatoria, in quanto responsabile e sostenibile, crescerebbe in misura consistente. Dal punto di vista dei praticanti la caccia, invece – continua Finzi – uno degli aspetti più interessanti è il fatto che i cacciatori del mezzogiorno si sono rivelati con questa indagine persone straordinariamente legate alle tradizioni, amanti della compagnia. La caccia è infatti un’attività che si tramanda attraverso la famiglia, gli amici e il passaparola e questo è un dato straordinario soprattutto in questi tempi predominati dalla comunicazione tecnologica, anche in queste regioni meridionali’”.
“Con queste due ricerche – dichiarano i committenti CNCN e Face Italia – abbiamo fatto passi importanti sulla strada di una necessaria maggior conoscenza della complessa materia venatoria,dentro e fuori il nostro mondo. Le indicazioni raccolte sono essenziali per dare risposte concrete alla società e ai cacciatori italiani. I tour regionali vogliono essere una risposta alla evidente mancanza di una corretta informazione nazionale e locale in merito all’attività venatoria, per contrastare l’immagine distorta che fino ad ora ha sempre trovato spazio nell’immaginario collettivo”.
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