Divieto di caccia
L’Ente Nazionale Protezione Animali (ENPA) ha denunciato nuovamente il contenuto del disegno di Legge 1552, relativo alla riforma della legge 157/1992. Secondo l’associazione, è un completo smantellamento della norma e ha invitato a firmare la proposta di legge di iniziativa popolare per vietare la caccia in Italia. Iniziativa che vede uniti Animalisti Italiani, ENPA, LAC, LAV, LNDC Animal Protection e OIPA: “Già raccolte 39.804 firme su 50.000. Siamo al 79%. Serve l’ultimo sforzo”.
Fauna selvatica
A rappresentare l’associazione in audizione al Senato per Enpa è stata Annamaria Procacci, dell’Ufficio Fauna Selvatica di ENPA ed ex parlamentare dei Verdi, tra i promotori originari della legge 157. “Questo disegno di legge è un favore alle lobby venatorie, non ha basi scientifiche e tradisce la Costituzione e l’Europa”, ha dichiarato, sottolineando come la fauna selvatica sia un patrimonio indisponibile dello Stato, da tutelare, non da mercificare.
Le criticità emerse
ENPA ha elencato in audizione le criticità principali:
- L’eliminazione della data di chiusura della stagione venatoria (oggi fissata al 31 gennaio con posticipo a condizioni rigorose al 10 febbraio), aprendo alla possibilità di caccia anche nei mesi di migrazione e nidificazione, in violazione della Direttiva Uccelli
- Il rilancio della pratica dei richiami vivi, anacronistica e crudele e già condannata dalla Corte di Giustizia europea, che alimenta il bracconaggio e il traffico illecito di fauna
- La marginalizzazione dell’ISPRA, istituto scientifico nazionale di riferimento, il cui parere vincolante viene cancellato
- La possibilità di ridurre le aree protette nelle Regioni che tutelano più del 30% del territorio, in pieno contrasto con la giurisprudenza costituzionale e amministrativa
- L’apertura alla caccia nelle foreste demaniali, aumentando i rischi per la sicurezza dei cittadini
- L’equiparazione delle licenze di caccia estere, per attrarre il turismo venatorio, senza garanzie di formazione o conoscenza delle norme italiane