Chiusura alla caccia
Nella relazione alla Assemblea annuale Federcaccia del 6 aprile scorso dicevamo, a proposito di valichi, e della loro eventuale chiusura alla caccia, dell’assordante silenzio della politica. Preoccupazione estremamente legittima, anche perché, tutte le promesse registrate in campagna elettorale per le Europee, di inserimento nella conversione in legge del decreto Agricoltura delle proposte di modifica alla legge 157 anche su questo tema, ai primi di luglio dello scorso 2024, avevano subito una secca smentita. Certo però che era difficile pensare ad una sentenza per noi disastrosa come quella della scorsa settimana del Tar di Milano.
Rotte di migrazione
Andando con ordine: il Tar di Milano, rispetto ad un ricorso avviato dalla Lac, aveva incaricato l’Ispra di fornire al Tribunale una documentazione scientifica valutativa relativa alla individuazione fatta in precedenza da Regione Lombardia di 42 valichi previsti. La relazione, che doveva essere prodotta entro un certo termine, poi ampliato sino a nove mesi, è stata prodotta da Ispra in due allegati: uno definito documento tecnico e uno definito relazione esplicativa. Nella relazione esplicativa, documento datato 19 ottobre 2024, redatta dal Commissario ad acta di Ispra dottor Genovesi, nella parte definita “Conclusioni” si fa riferimento alla individuazione di 19 valichi da chiudere alla caccia, e ulteriori 15 sui quali andava fatta una indagine più specifica per 24 mesi onde definirne il divieto. Nella relazione scientifica invece, che parte peraltro dal presupposto che non ci sono studi che indichino le rotte migratorie, si dice praticamente che i valichi interessati dalle presunte rotte di migrazione in Lombardia possono essere anche 475, oppure 279 se si usa una diversa scala di valutazione.
Regime di tutela
A questo punto il Tar richiede di specificare meglio la situazione e la valutazione a Ispra. Il 25 febbraio 2025 il commissario Genovesi produce un nuovo documento nel quale ribadisce che le conclusioni precedenti, 19 valichi o ulteriori 15 erano tese a permettere una applicazione proporzionale e ragionevole del regime di tutela previsto dalle norme. Ma che, in virtù di un principio di precauzione si consiglia la chiusura di tutti i 475 valichi, oppure in alternativa di 279, numero derivante da una diversa forma interpretativa dei dati. Ed il Tar, per non turbare qualsiasi uccellino passi per i nostri monti, per un principio di precauzione, ordina a Regione Lombardia di chiudere a tutta la caccia i 475 presunti valichi lombardi, decisione che con lo stesso criterio potrebbe aprire in futuro un effetto domino su tutte le regioni italiane. Ora, se la legge nazionale sulla caccia riferisce ad ambiti e comprensori alpini la gestione della caccia, come si può pensare che questo possa essere consentita quando con un colpo di spugna si cancellano solo a Brescia più di 150.000 ettari di territorio cacciabile, più di 1500 appostamenti fissi, e tutto praticamente in Zona Alpi, la parte di questa veramente fruibile per la caccia, posto che alle quote più basse se la contendono gli insediamenti industriali e le residenze, strade e agricoltura.
Incertezze, penalizzazioni e difficoltà gestionali
Siamo esterrefatti, delusi, amareggiati e anche fortemente arrabbiati. Questa è la goccia che fa traboccare un vaso che era già ampiamente colmo di incertezze, di penalizzazioni, di difficoltà gestionali dovute tutte a ricorsi e a tribunali. Se questo è il modo individuato per far chiudere la nostra attività, la nostra passione, si può essere certi che da ora smettiamo di essere un popolo paziente e mite; si sappia che abbiamo una enorme difficoltà ad essere ed a restare calmi. Siamo convinti che Regione Lombardia proporrà ricorso al Consiglio di Stato, perché un’altra autorità possa meglio comprendere come questo sia potuto succedere, e se sia giusto che sia accaduto. Ma crediamo fortemente che ora tocchi alla politica, a quella nostra regionale per studiare delle strategie condivise per il rispetto delle regole e delle leggi e per la tutela anche della nostra dignità. Poi alla politica nazionale, sollecitata dai nostri rappresentanti lombardi, per dirimere la questione valichi, che la sola legge italiana contempla e stabilisce come riferimento per le migrazioni, poiché nella direttiva comunitaria 2009/147/CE si parla di correnti migratrici e di zone di protezione speciale con la caccia vietata in determinati periodi e l’intervento dell’uomo specialmente per l’attuazione di miglioramenti ambientali. Serve una azione urgente, diremmo immediata del Governo, da attuarsi nelle forme più dirette, per scongiurare una emergenza e per riparare quella che è una grave ingiustizia nei confronti di tutti i cacciatori lombardi. Ne va della caccia, dei cacciatori e di tutto un comparto industriale e commerciale che ne consegue. (Federcaccia Brescia – CACCIAPENSIERI)