Oggetto: gravi problematiche relative all’attuazione del Piano regionale di contenimento della nutria 2018/2020 di cui alla DGR 165/2018. Premesso che in data 4 febbraio 2020 la consigliera Mazzali ha presentato un’interrogazione a risposta scritta (n.2601) avente ad oggetto Gestione del controllo ed eradicazione della nutria in Lombardia, con la quale è stata ampiamente esposta la grave situazione legata all’incontrollata proliferazione della nutria nella pianura lombarda. Considerato che nell’interrogazione sopra citata sono stati descritte diverse criticità legate all’attuazione del piano regionale di contenimento della nutria (di seguito piano) che vengono sinteticamente espresse di seguito:
– mancanza di risultati tangibili sul territorio degli effetti del piano regionale a 5 anni dall’applicazione del mutato quadro normativo e perdurare di una situazione emergenziale in alcune aree;
– segnali di una progressiva espansione, anche al di fuori degli ambiti di pianura ove tradizionalmente si registrano le maggiori criticità;
– azione non sistematica e disomogenea di controllo sul territorio a causa dalle iniziative dei singoli enti locali ed in particolare delle Amministrazioni comunali a cui è lasciata l’attuazione dei piani di abbattimento;
– attività di prelievo e abbattimento sostanzialmente attuata dai proprietari dei fondi agricoli, da personale volontario e dai cacciatori per propria iniziativa o per coinvolgimento delle pubbliche amministrazioni;
– assenza di un sistema centralizzato e aggiornato di rilievo dei danni provocati dalla specie al fine di monitorare continuamente gli effetti del piano sul territorio e sui comparti produttivi;
– assenza di un tavolo di coordinamento delle azioni a livello sovraregionale;
– dotazioni finanziarie non adeguate alla dimensione dell’emergenza.
Considerato altresì che l’approvazione della DGR n. 3840/2020 “Adempimenti in ordine al Piano regionale di contenimento ed eradicazione della nutria 2018/2020”, di cui alla DGR 165/2018 – (di concerto con l’Assessore Rolfi) ha mostrato e confermato la sussistenza delle numerose problematiche esposte. I dati indicati nell’atto mostrano come di fatto i capi annuali prelevati (n. 50.657), di cui è possibile attestare la rendicontazione, non coprano più del 12,77 % dei prelievi necessari per estinguere le popolazioni di nutria nelle provincie definiti dal piano regionale (il piano definisce tale obiettivo in 396.492 capi pari all’incremento annuo). Tale dato è ancora più preoccupante se si pensa che l’80 % dei capi e le relative risorse si riferiscono ad un’unica provincia, quella di Mantova, dove sono stati prelevati 41.000 capi. Rilevato che nell’ottobre 2018 l’assessore all’Agricoltura di concerto con l’assessore al Welfare ha promosso la stipula di protocolli di Intesa su scala provinciale con la finalità di coordinare iniziative, fondi e attività su scala regionale per far fronte alla attività di contenimento della nutria; ad oggi tali protocolli non hanno prodotto effetti salvo che in un’unica provincia (Mantova) dove si concentrano da oltre un ventennio, indipendentemente dal protocollo, le attività di contenimento con catture che ruotano intorno a 50.000 capi /anno a fronte comunque di stime di consistenza di oltre 180 mila capi; le risorse finanziarie impegnate sono risultate del tutto inadeguate. Considerato altresì che, come ampiamente dimostrato, il problema è di carattere sovraregionale e nazionale ed è quindi necessario che ogni amministrazione porti avanti in modo coordinato iniziative organiche e sistemiche volte al controllo e alla eradicazione della specie, al fine di contenere quanto più possibile i danni provocati al territorio e all’ambiente. E’ pertanto necessario ottimizzare e migliorare gli interventi almeno su scala regionale e in particolare nel bacino Padano ove tradizionalmente si riscontrano i maggiori impatti negativi e da dove sono partite le prime segnalazioni di presenza dagli anni ’80. Considerato che il Regolamento di esecuzione (UE) 2016/114 della Commissione del 13 luglio 2016, ha incluso la nutria nell’ elenco delle specie esotiche invasive di rilevanza unionale; la norma comunitaria ha introdotto diversi obblighi per l’Italia che deve pertanto dotarsi di un piano nazionale di gestione della nutria e attivare, in tempi rapidi, efficaci misure di eradicazione o contenimento della specie. Preso atto che da quanto emerge dai dati desumibili dalla DGR n. 3840/2020, le problematiche a suo tempo evidenziate e di nuovo sopra elencate, risultano confermate anche per l’anno in corso, con un quadro sostanzialmente peggiorato, viste le continue segnalazioni e lamentele di amministratori e associazioni.
Evidenziato inoltre che nell’interrogazione n. 2601 erano state formulate diverse richieste all’assessore competente alle quali, salvo alcuni dati comunicati, non sono state date risposte esaustive, confermando di fatto l’assenza di misure concrete per la soluzione di tutte le criticità esposte.
IMPEGNA LA GIUNTA E L’ASSESSORE COMPETENTE
1) a porre in essere azioni adeguate alla normativa comunitaria, nazionale e regionale anche alla luce del quadro emergenziale e delle gravi carenze con continue e allarmanti segnalazioni provenienti dai territori lombardi che denunciano da parte di agricoltori, associazioni, amministratori una situazione “fuori controllo” con colture distrutte, danni gravissimi alle strutture viarie e idrauliche senza un aiuto concreto da nessuno;
2) a estendere l’attività di controllo a tutte le amministrazioni comunali per rendere omogenea e sistematica detta attività sull’intero territorio lombardo;
3) a valutare se il numero di capi prelevati nell’ anno 2019 sia adeguato agli obiettivi di eradicazione fissati dalla L.R. 20/2002, considerati i pessimi risultati ottenuti in questi 5 anni di programmazione del piano regionale;
4) a implementare urgentemente un sistema regionale di rilievo e censimento dei danni provocati dalla nutria sul territorio lombardo, considerato che una corretta pianificazione dovrebbe contemplare un sistema efficace di rilievo di questo dati, anche a seguito dell’esclusione della Nutria dalle specie tutelate dalla L. 157/92 e in attuazione di quanto indicato dal capitolo 7.7.1. Danni alle attività agricole e agli argini di corsi d’acqua del Piano di gestione nazionale della Nutria:
….Occorre quindi che l’Amministrazione preveda la segnalazione obbligatoria del danno da parte dei portatori di interessi. Ciò consentirà di mappare gli appezzamenti danneggiati nelle aree di attivazione del piano di controllo, senza necessariamente una valutazione economica del danno. Ciò potrà avvenire con l’aiuto degli agricoltori stessi che dovranno essere stimolati a collaborare tenendo conto che in questo caso i controlli della nutria verrebbero fatti per ridurre i danni, non più indennizzabili, alle loro attività agricole. In questo caso l’efficacia dei controlli potrà essere misurata come auspicabile riduzione delle superfici danneggiate. Le regioni dovranno quindi predisporre un sistema di monitoraggio annuale del numero e dell’ubicazione geografica dei danni agricoli e di quelli sulle arginature dei corsi d’acqua;
5) a reperire strumenti finanziari a sostegno degli agricoltori danneggiati, prevedendo ad esempio contributi sia per l’acquisto di sistemi di prevenzione sia per i lavori di ripristino dei danni provocati dalle nutrie in campo agricolo, viario e idraulico, avvalendosi anche dei consorzi di bonifica e irrigazione;
6) ad incrementare le risorse impegnate per l’attuazione del piano regionale;
7) a rendere noti i risultati ottenuti dalla sottoscrizione dei protocolli d’intesa siglati nell’ ottobre 2018 dall’assessore all’Agricoltura di concerto con l’assessore al Welfare con le amministrazioni locali, protocolli che ad oggi si siano rivelati inadeguati;
a promuovere con le Regioni confinanti del bacino padano un tavolo di emergenza e coordinamento al fine uniformare azioni e strategie di controllo su scala sovra regionale.
Giornalista. Nato a Roma nel 1982. Tante passioni, tra cui quella per l'ambiente, il territorio e la ruralità, maturata grazie alle vacanze nell'Appennino Umbro-Marchigiano e ai racconti dei cacciatori del posto. Ha dedicato parte dei suoi studi all'agricoltura e all'economia "green".
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