Un eccesso di zelo
Sono giornate nelle quali il nostro mondo non si raccapezza più. La decisione del Tar Lombardia, in materia di individuazione dei valichi e del loro numero, sicuramente fatta per un eccesso di zelo dei giudici rispetto a dei pareri, tanto aperti quanto strani da parte di Ispra, ha gettato nello sconforto e nella profonda amarezza le migliaia di cacciatori che in quei territori svolgono e hanno la loro passione della caccia. Guardando poi l’intera cartina lombarda, se Brescia piange le restanti provincie alpine di certo non ridono, anzi alcune stanno quasi peggio, se si può stare peggio di così. Peraltro, siamo consci che questo per le associazioni animaliste è visto come solo l’inizio, ritenendo non certo esaurita l’individuazione di valichi montani soltanto in Regione Lombardia.
Il ministro Lollobrigida
E le richieste giustamente pressanti dei nostri soci cacciatori sono rispetto alla possibilità dell’esserci qualche possibilità di intervento e di modifica, ed eventualmente anche in quali tempi. Per essere estremamente chiari, e allo stesso tempo rispettosi di chi ha possibilità di qualche intervento, assicuriamo tutti che la nostra Federazione, a tutti i livelli, dal Provinciale al Regionale al Nazionale, con il contributo fondamentale del nostro ufficio legale regionale, sta studiando le possibili opzioni per rendere meno pesante questa tegola. Con la stessa chiarezza registriamo una disponibilità annunciata e dichiarata dal ministro Lollobrigida, per modificare la legge 157/92; sappiamo, allo stesso tempo, che le soluzioni potranno essere solo politiche, quindi necessitanti di una convergenza molto ampia delle forze politiche, quelle che hanno a cuore anche la difesa del territorio e delle attività antropiche degli abitanti delle nostre valli.
Le norme della 157/92
Lasciamo quindi ora il tempo necessario per la presentazione del ricorso al Consiglio di Stato da parte di Regione Lombardia, per il quale il Consiglio Regionale Lombardia, su iniziativa del consigliere Zamperini, sottoscritta anche dalla consigliere Carzeri, e votata persino da parte di qualche esponente della minoranza PD, ha approvato una mozione che impegna la Giunta alla sua presentazione in tempi rapidissimi. Nella stessa mozione si invita Regione Lombardia a diramare una circolare che blocchi ogni azione di divieto nei territori individuati, fino alla sentenza definitiva del Consiglio di Stato. Ci permettiamo, poiché siamo a maggio e con le ferie in mezzo settembre arriva in fretta, di sollecitare le azioni delle forze politiche nazionali a noi vicine per poter modificare le norme della 157/92 e consentire una rivisitazione dei divieti ora legislativamente vigenti.
Nuovi appostamenti
Che fare allora? Cerchiamo tutti di mantenere la calma, pur nella per nulla piacevole situazione, e guardiamo fiduciosi agli sforzi che la nostra associazione sta facendo, tutti rivolti a trovare delle soluzioni a questa questione. Conosciamo solo ora un’altra iniziativa del consigliere regionale Bravo rivolta ancora alla istituzione di nuovi appostamenti nella zona di maggior tutela della zona alpi Lombarda. Già nei mesi scorsi, dopo una mobilitazione dei Presidenti dei Comprensori alpini contraria a nuovi appostamenti in zona A, era stata approvata una modifica mediata alla legge regionale che consentiva l’impianto di nuovi appostamenti solo “previo parere motivato in ordine alla presenza certificata nei tre anni precedenti di galliformi alpini e di ungulati”. Ora, chiaramente non contento, ha presentato e riformulato la proposta pretendendo “ la registrazione dei punti di avvistamento sui tracciati standard predisposti dalla regione, sempre nei tre anni precedenti, entro un raggio di duecento metri dagli appostamenti previsti”.
Quote di presenza
Siamo a sperare che, pur non conoscendo le modalità di vita e di spostamento dei selvatici alpini, nessun consigliere regionale creda che una volta avvistato un gallo forcello o un cervo in un dato luogo, georeferenziato certo, gli stessi stiano li fermi e non si possano spostare nell’arco della loro vita. Anche solo per l’alimentazione le quote di presenza variano al variare della maturazione della flora alpina, e nel volo o negli erratismi gli spostamenti sono anche di qualche chilometro, e di cambio di versante alpino. Per la loro conservazione con meno disturbo è stata individuata la zona alpi, in base alla presenza di fauna e flora alpina, per questo è stata studiata una normativa più restrittiva rispetto a tempi e giorni di caccia e prelievi venatori, per questo sono stati esclusi gli impianti di nuovi appostamenti. Questa persistenza nel piegare le norme pare come una qualche promessa personale da mantenere, una volta la si chiamava una marchetta elettorale; non si pretenda però di cambiare e piegare semmai la normativa regionale, a qualche interesse personale o locale.