Caccia in Toscana: Emergenza ungulati, in Toscana. Salvadori: «Situazione drammatica, Regione pronta a intervenire». Critiche all’Ispra, ma la politica venatoria fallimentare è il vero problema.
In un comunicato la Regione Toscana riporta alcune delle testimonianze degli agricoltori che stamani a Firenze hanno partecipato al convegno promosso dalla Confederazione agricoltori della Toscana (Cia) sul tema “emergenza ungulati” al quale hanno partecipato, tra gli altri, il viceministro delle politiche agricole, Andrea Olivero e l’assessore all’agricoltura e foreste della Regione, Gianni Salvadori. Eccole: «Per la “faggeta vetusta”, cuore della foresta casentinese, si parla di una dichiarazione Unesco come “patrimonio dell’umanità”, ma la foresta sta soffrendo perché ci sono troppi ungulati». «In una sola notte, nel mio campo a Suvereto, gli ungulati sono riusciti a distruggere 770 cocomeri, pronti per la raccolta». «I danni degli ungulati ai tronchi degli alberi, specie se fatti da piccoli, sono irreversibili e non si riesce più a lavorarli». «Gli ungulati mangiano i germogli delle viti a primavera e i frutti non ci sono più per almeno due anni, in autunno invece, prima della vendemmia, loro sanno quando maturano i grappoli e troviamo solo i raspi». «Quest’anno gli ungulati hanno distrutto 384 metri di muretti a secco del 1700 nella mia oliveta, sui monti Pisani. Un danno enorme al paesaggio, ma anche un pericolo per il dissesto idrogeologico».
Lamentele che si ripetono da anni e frutto di una scellerata compagna di introduzioni di ibridi nel passato e di una inefficace politica fauinistica negli anni successivi, tanto che, secondo la Cia «in Toscana ci sono oltre 400 mila ungulati. La densità dei cinghiali è di almeno 20 capi per 100 ettari di territorio, mentre il piano faunistico regionale ne prevede 5 per lo stesso spazio. Per ogni agricoltore ci sono 5 ungulati, un carico raddoppiato in 10 anni. I danni economici sono almeno di 10 milioni di euro».
L’assessore Salvadori condivide il quadro fatto dagli agricoltori ed ha sottolineato: «La situazione è drammatica, è come se in Toscana avessimo alberghi e ristoranti per gli ungulati, l’intera Toscana è un grande allevamento allo stato brado. Ma questo produce danni enormi non solo all’agricoltura, ma anche all’ambiente e al paesaggio e per questo dobbiamo intervenire. Noi abbiamo già imboccato, da tempo, in maniera convinta la strada per una soluzione condivisa ma finora, purtroppo, ogni volta abbiamo incontrato uno stop. La legge 157 è del tutto inadeguata, ma anche ISPRA non assolve al suo compito di difendere l’ambiente in questo modo». L’assessore regionale ha ricordato di avere scritto ufficialmente a ISPRA il 27 aprile scorso ed ha detto: «Ci hanno risposto ai primi di settembre, non nel merito, ma chiedendo di rimandare le carte. Io credo che si debba superare il fatto che ISPRA dipende dal ministero dell’ambiente».
Forse bisognerebbe superare anche il fatto che la politica venatoria in toscana viene ancora vista come la soluzione di un problema che ha creato e che continua a non saper (voler?) gestire, come sottolineano spesso gli stessi agricoltori.
Comunque Salvadori infine ha promesso che «La Regione è intenzionata a varare provvedimenti concreti, legalmente validi e scientificamente supportati, entro la fine della legislatura». Ma ha anche detto che «La questione è comunque nazionale» ed ha sollecitando soluzioni a Governo e Parlamento. «Tutte le regioni si lamentano per questi problemi – ha concluso – la Toscana soffre più di altri, ma la questione è nazionale».
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