Alle pendici della Alpi Apuane c’è la paura. Un sentimento diffuso, reso più vivo di recente da nuovi avvistamenti. L’apprensione ha un solo nome dalle parti dell’Alpe di Sant’Antonio, fino al Piglionico, nel comune di Molazzana: si chiama lupo.
Un nemico atavico dell’uomo, ma ad essere temuto di più da queste parti è semmai il suo “ibrido”, metà cane e metà lupo: potrebbe essere stato un branco di questi animali a sbranare in una sola notte 16 pecore e 6 agnelli, in un ovile, in località Peritano. Una vera carneficina all’inizio di novembre a duecento metri dalle case e da un ristorante. Il pastore, proprietario degli ovini, si è rivolto al Comune e i veterinari dell’Asl hanno fatto il loro sopralluogo ma l’ente Parco della Alpi Apuane non lo rimborserà: la mattanza, hanno spiegato all’agricoltore, è avvenuta in territorio di confine e nonostante lo statuto che prevede la copertura di danni provocati da animali non ci sarà alcun risarcimento. Oltre il danno la beffa, ma da un mese a questa parte altri avvistamenti di animali che a prima vista sembrano lupi hanno alzato il livello di preoccupazione della gente.
Le indagini. Di questi episodi si è interessato in prima persona il sindaco di Molazzana, Rino Simonetti che ha immediatamente contattato l’assessore provinciale alla caccia, Diego Santi. Palazzo Ducale, del resto, ha fatto la sua parte, approvando in giunta un progetto complessivo per il monitoraggio e la prevenzione degli attacchi. A Molazzana, in particolare, dovranno infatti essere compiute delle indagini accurate per la tipizzazione genetica di questi animali, attraverso l’analisi delle feci: si potrà chiarire soltanto così, e con certezza, se si tratta di esemplari di una specie di lupo purissimo o piuttosto di ibridi. Cani lupo, in altre parole: bestie ben più temibili.
Verso le ordinanze per la cattura. “L’uccisione dei 22 capi di bestiame lascia pensare all’azione di cani lupo – sottolinea il sindaco -, anche se per averne la certezza dovremo aspettare le analisi del caso. Se queste dovessero confermare i sospetti, non saremo certo più tranquilli perché in genere questi ibridi sono più pericolosi e si avvicinano molto di più alle case. Un lupo, ad esempio, può uccidere un animale e sbranarlo, ma si limita a questo. Ventidue esemplari uccisi lasciano pensare all’azione di cani lupo. In questo caso, ripeto, se arriveranno le conferme, il Comune potrà procedere con un’ordinanza per la cattura. Se si trattasse invece di lupi, essendo una specie protetta, ci sarebbe ben poco da fare”.
Nuovi avvistamenti. Ma la gente del posto è mal disposta a questa forzata convivenza. L’ultimo avvistamento risale agli inizi di dicembre. Alberto Saisi, cacciatore, ha visto due esemplari mentre era nei boschi. “Non erano nemmeno molto sorpresi di quell’incontro con un uomo – racconta il sindaco Simonetti, immediatamente avvisato -: Saisi ha dovuto cacciarli battendo più volte la mani. Stavano fermi a fissarlo”. Dopo la mattanza, all’Alpe di Sant’Antonio un escursionista aveva avvistato altri due animali simili a lupi e lo stesso era toccato anche a fine novembre ad alcuni alpinisti alle Rocchette. “Non possiamo che prendere seriamente queste segnalazioni – sottolinea il primo cittadino – dopo quanto avvenuto a Peritano. Prima di agire, aspettiamo le analisi poi prenderemo ogni provvedimento possibile”.
Via al monitoraggio. L’allarme che arriva dal mondo dell’agricoltura e degli allevatori sulla presenza dei lupi anche sulle nostre montagne, spesso in prossimità delle aree dove l’uomo è presente, ha indotto, infatti, la Provincia di Lucca ad elaborare un progetto-pilota per la prevenzione di danni da predatore su pascoli dell’Appennino, che prevede un investimento complessivo di 100mila euro approvato dalla giunta provinciale nel corso della sua ultima seduta. “La Provincia di Lucca – spiega l’assessore provinciale alle Politiche agricole, Diego Santi – è da sempre impegnata ad affrontare i problemi legati alla convivenza uomo-animale selvatico. Se da una parte ha varato, ad esempio, i piani di contenimento degli ungulati su tutto il territorio provinciale ottenendo il risultato di un sostanziale calo dei danni dovuti a questi animali, dall’altra, adesso, ha approntato un progetto, unico nel suo genere, per cercare di dare risposte concrete alle problematiche scaturite dalla presenza del lupo, tornato da qualche tempo a vivere sull’Appennino”. Il progetto nasce dalla consapevolezza che l’allevamento di bestiame ha permesso all’uomo di concentrare un gran numero di animali su uno spazio ristretto, ma l’addomesticamento ha reso il bestiame da allevamento più vulnerabile agli attacchi dei predatori. “La scomparsa – spiega Santi – per un lungo periodo di tempo del lupo dai nostri territori, ha fatto sì che siano andati persi i metodi di protezione tradizionale e le conoscenze sulle tecniche per la difesa attiva del bestiame. Il ritorno dei predatori, lupi soprattutto, rischia, però, di mettere a repentaglio la stessa presenza degli allevamenti nelle aree montane. Con questo progetto, quindi, si vuole contribuire a recuperare un equilibrio che possa far convivere la tradizionale attività di allevamento ovino con un ambiente dove la presenza dei predatori rappresenta il naturale completamento dell’ecosistema”.
Il progetto pilota. Il progetto della Provincia si basa sulla realizzazione di due esperienze che coinvolgeranno alcune aziende che operano in tale ambito. Attraverso queste esperienze si potranno sviluppare da una parte delle azioni di recupero produttivo del pascolo in alta quota, compatibili con la protezione di un ambiente dall’equilibrio comunque estremamente fragile. Dall’altra parte vuole sviluppare e sperimentare sistemi di protezione integrata delle greggi, attraverso la necessaria cooperazione con gli allevatori dell’area, per abbinare la tradizionale guardiania con i cani, a sistemi maggiormente innovativi, quali, ad esempio, le recinzioni classiche, quelle elettrificate mobili, i dissuasori ottici e acustici. “Il progetto – spiega Santi – prevede anche l’attività di monitoraggio genetico degli animali predatori e, in particolar modo, dei lupi, in modo da svelare la presenza di animali incrociati o cani inselvatichiti: in questi casi, infatti, la competenza è sotto la gestione di sindaci e Asl. In questo modo si intende rispondere in maniera concreta alle richieste degli allevatori, ma anche dei sindaci e dei cittadini che, di fronte a un fenomeno che non si era più presentato da decenni, si sentono intimoriti. Punto fondamentale, anche considerando la morfologia del territorio, sarà il coordinamento tra tutti i soggetti coinvolti in questo problema”.
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