Caccia e Territorio: CIA, ungulati e agricoltura la questione da affrontare; necessari interventi idonei a prevenire i danni alle coltivazioni da parte degli ungulati.
Aumentano gli attacchi e crescono i danni alle campagne da parte della fauna selvatica e sono in molti, dagli agricoltori e le associazioni di categoria ai cacciatori, a reclamare interventi e procedure di prevenzione e di controllo degli ungulati più efficaci ed idonee.
Come raccontato alcuni giorni fa sul nostro giornale, la questione, in territori come Montalcino è molto delicata ed estremamente complessa e sentita da tutta la popolazione che si trova in pericolo poiché, l’aumento della fauna non solo danneggia le coltivazioni ma diviene pericolosa per automobilisti e chiunque si trovi a dover percorrere le numerose strade del territorio circondate da boschi e vegetazione.
Se molti cacciatori della città del Brunello si sono organizzati, insieme ad altri gruppi di località limitrofe in un’associazione, la “Pro Cinghiale”, che ha lo scopo di valorizzare gli ungulati e salvaguardare la caccia in battuta a cui sono legate tradizioni, cultura ed economia della provincia, la Confederazione Italiana Agricoltori chiede, con urgenza, un tavolo “ad hoc” per discutere ed affrontare il problema.
“Era stata assicurata l’apertura di un tavolo di lavoro a livello interministeriale con le organizzazioni agricole, al fine di individuare insieme le possibili soluzioni al problema – chiarisce la Cia in una nota stampa – ma per ora tutto tace. Nel frattempo, però, diventa sempre più difficile la convivenza sul territorio tra agricoltori e animali selvatici, la cui consistenza numerica ha raggiunto livelli preoccupanti, causando danni economici pesanti alle imprese agricole. Basti pensare che, nelle regioni più colpite dal problema, la media annua dei danni da fauna selvatica riconosciuti ammonta ormai a 2,1 milioni di euro in Toscana e addirittura a 2,7 milioni di euro in Emilia Romagna”.
È chiaro, come ricorda la Confederazione che l’emergenza esiste e che è necessario adoperarsi con urgenza per il potenziamento degli strumenti di contenimento preventivo, per uno snellimento delle procedure e per potenziare i fondi per il risarcimento agli agricoltori coinvolti, considerato anche che oggi in molte regioni questi coprono a malapena il 30% dei danni riconosciuti e spesso sono limitati alle cosiddette specie prioritarie.
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