Caccia: Grosseto, i cacciatori discutono in Provincia di Calendario Venatorio e di caccia al cinghiale; “Proposte positive per l’agricoltura”.
Passata la stagione venatoria 2014, la Federcaccia, l’Arci Caccia e l’Anuu Migratoristi, associazioni venatorie che hanno costituito la Confederazione dei Cacciatori Toscani, affrontano le problematiche che si stanno presentando per la nuova stagione 2015/2016, Calendario Venatorio e numero minimo di partecipanti alle battute di caccia al cinghiale. I presidenti delle tre associazioni hanno incontrato il presidente della Provincia di Grosseto Emilio Bonifazzi che «si è dimostrato molto sensibile alle richieste fatte, tanto che si è impegnato a portare in discussione nel Consiglio provinciale, a breve, la modifica al Piano faunistico così da ripristinare a 18 i partecipanti giornalieri alle battute di caccia al cinghiale. Bonifazi, parlando del calendario venatorio, ha detto che che non vi sono particolarità specifiche locali per discostarsi dal Calendario venatorio regionale già approvato dalla Giunta Regionale, il quale consente, in preapertura, la caccia al colombaccio, agli acquatici, alla tortora e al merlo».
«Siamo certi che, se accettate, le nostre proposte avranno effetti positivi non solo per il mondo venatorio ma soprattutto per il mondo agricolo, che da tempo reclama la gestione di tutto il territorio a caccia programmata e la presenza costante e massiccia dei cacciatori per contenere il numero dei danni alle colture agricole – affermano Luciano Monaci per Federcaccia, Claudio Sozzi per Arcicaccia e Maurizio Capitini per Anuu Migratoristi -. In particolar modo il numero degli ungulati e in primis il cinghiale, selvatico che oggi può solo essere gestito attraverso il costante e capillare impegno delle squadre di cinghialai, oltre 130 nella nostra provincia».
«I cinghialai, che tornando ad un numero minimo di 18 partecipanti per battuta, sarebbero in grado di garantire battute costanti per tre giorni a settimana, evitando di migrare o addirittura appendere il fucile al chiodo, in quanto non più in grado di sostenere costi e trasferte pesanti, lontane dai luoghi di residenza. Questa sarebbe senza dubbio una sconfitta per tutti, in un momento delicato e particolare, dove la caccia incide nella nostra economia in maniera pesante, mantenendo la presenza nella nostra provincia di quindicimila cacciatori, di cui oltre cinquemila praticanti la caccia al cinghiale, tutto a vantaggio di agriturismi ristoranti e di un’attività che contribuisce all’economia della Maremma. Siamo convinti che il nuovo Consiglio provinciale, formato dai sindaci che conoscono bene le problematiche del territorio – concludono -, sarà sensibile alle nostre richieste».
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