Caccia: Senato, presentata interrogazione del senatore Aldo Di Biagio su alcune problematiche relative all’attività venatoria in Italia, “Regole, disciplina, ma libertà di arte venatoria”.
Nei giorni scorsi è stata discussa un’interrogazione, a firma del Senatore Aldo Di Biagio, riguardante alcune problematiche che interessano la disciplina dell’attività venatoria italiana alla luce dell’apertura della procedura EU Pilot, caso 6955/ENVI, da parte della Commissione Europea; l’intento è quello di trovare possibili soluzioni, di concerto con gli altri organi istituzionali interessati, tra impegno delle Regioni nella stesura dei Calendari Venatori secondo criteri di sostenibilità, rendicontazione dei dati sul prelievo venatorio delle ultime Stagioni, fitness check della Direttiva europea “Uccelli” ed altro per scongiurare procedure di infrazione.
Ad esporre le problematiche in questione, rispondendo all’interrogazione pur se dopo un anno circa, è stato il vice ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Andrea Olivero, che ha spiegato come già da tempo il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali sia impegnato nel trovare una soluzione ad una serie di problematiche afferenti la sfera di applicazione della legge 157/92 recante norme per la protezione della fauna selvatico omeoterma e per il prelievo venatorio. “In tale ottica, – ha spiegato OLIVERO – in accordo con il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, con il coordinamento della Commissione politiche agricole della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, ad aprile dello scorso anno è stato istituito un Tavolo di confronto con il compito di esaminare le principali criticità dell’attività venatoria e condividere una proposta di aggiornamento normativo”.
Alla luce della recente apertura della procedura EU Pilot il Tavolo ha affrontato la questione Calendari Venatori proprio in virtù del fatto che la predetta procedura è stata aperta a causa di un apparente contrasto tra i Calendari Venatori regionali del 2014 e la Direttiva Europea 2009/147/C “Uccelli”. “In particolare – ha affermato OLIVERO -, in assenza di piani di gestione/conservazione, in Italia sarebbero cacciate specie di uccelli in stato di conservazione sfavorevole, mentre altre specie sarebbero cacciate durante la fase di migrazione prenuziale (ovvero, sino al 31 gennaio), periodo in cui avverrebbe la migrazione di ritorno alle zone di nidificazione”.
Considerata la necessità di fornire idonee risposte alla Commissione europea sulla procedura EU Pilot aperta e scongiurare una procedura di infrazione il Tavolo ha individuato alcuni temi sui quali sarebbe necessario giungere ad una posizione comune; primo tra tutti l’impegno delle Regioni a fornire piena rendicontazione dei dati sul prelievo venatorio della Stagione 2013/2014 e successivamente sulla Stagione in atto, per migliorare la base conoscitiva e determinare l’influenza dei metodi di prelievo sulle popolazioni di uccelli. Inoltre è emersa la necessità di segnalare alla Commissione Europea, nell’ambito del processo di fitness check della direttiva uccelli, dell’importanza di un meccanismo che permetta maggior flessibilità nel modificare gli allegati della Direttiva Uccelli e, parimenti, di uno schema coerente per tutta l’Europa delle date di inizio della migrazione prenuziale e di termine della dipendenza dei piccoli.
Per quanto concerne la stesura dei Calendari Venatori si rende necessario l’impegno delle Regioni a seguire i criteri di sostenibilità previsti dalla Direttiva Uccelli tra cui le date di fine di dipendenza dei piccoli e di inizio della migrazione prenuziale, lo stato di conservazione, attuazione di piani di gestione per le specie in cattivo stato di conservazione, adottare misure per evitare confusione fra specie simili e il disturbo alle specie non oggetto di caccia. Sono ammesse, nei limiti e termini della normativa vigente, uno scostamento dei Calendari dalle linee guida ISPRA e l’inoltro di richieste per la modifica dei key concept; l’ISPRA avrà cura di definire un programma per la progressiva produzione di piani di gestione per tutte le specie in cattivo stato di conservazione.Infine Olivero ha spiegato le motivazioni che hanno portato all’imposizione della chiusura anticipata della caccia ad alcune specie migratorie per le Regioni italiane proprio per scongiurare una procedura d’infrazione dando una opportuna risposta alla Commissione europea.
Nel corso della discussione in aula è intervenuto il firmatario l’interrogazione, senatore Aldo Di Biagio, “Signor Vice Ministro, la ringrazio per il contributo che ha portato a quest’Aula su un tema poco ricorrente, ma che – di contro – sembra anche interessare un numero crescente di cittadini che ravvisano anomalie amministrative e normative non trascurabili. L’atto da me depositato risale a poco più di un anno fa. Nel frattempo, lo scenario operativo che l’ha determinato è sicuramente mutato. Non mutano, invece, le difficoltà in capo ai cacciatori o ai soggetti interessati alle attività venatorie quando, ad esempio, dinanzi ad un ricorso amministrativo, si opera la sospensione del calendario venatorio a seguito della richiesta cautelare avanzata dalle parti ricorrenti”.
Proseguendo afferma Di Biagio, “Al di là del caso di specie affrontato nell’atto, ciò che emerge, sono le criticità che possono sorgere in riferimento al raccordo tra normativa nazionale e normativa regionale, considerando che quest’ultima è portatrice di peculiarità territoriali. Pertanto, quando si ravvisano delle legittime specificità, queste risultano prioritarie rispetto allo scenario normativo nazionale. E proprio su questo aspetto, spesso non compreso, si determinano le impugnazioni di cui al caso di specie. Ci si è trovati dinanzi ad una normativa regionale che, secondo il ricorso rigettato, sembra non aderente – tra le altre cose – a talune osservazioni dell’ISPRA. Ma come sottolinea la sentenza del TAR Lazio, la Regione Lazio ha ritenuto non opportuno aderirvi fornendo esaustivamente delle argomentazioni, proprio in ragione delle valutazione delle peculiarità territoriali”.
“Sia ben chiaro, signor Ministro, – ha affermato Di Biagio – che con queste riflessioni non si intende minimamente esprimere un giudizio sull’esercizio di alcune attività, come quella venatoria, che possono essere condivisibili o meno. Ma si sottolinea l’esigenza che, se queste sono esercitate in maniera armonica e coerente con i dettami di legge, meriterebbero di essere sempre tutelate, oltre che garantite, soprattutto quando in capo all’operatore di settore sussiste uno specifico diritto, legittimato e rafforzato dal pagamento di una tassa regionale specifica per l’attività venatoria”.
“Una legge di recente approvazione nella Regione Lazio potrebbe essere inquadrata come una buona pratica, come l’istituzione di una struttura regionale, composta anche da un comitato scientifico, il cui operato potrà evitare l’applicazione di eventuali vincoli, soprattutto in termini di restrizioni ai periodi di caccia. Al fine di tutelare la specificità territoriale. Un orientamento che prevede anche la collaborazione con i comitati di gestione degli Ambiti Territoriali di Caccia. Un approccio che, a mio parere, – ha concluso Di Biagio – si colloca in una giusta direzione, e che potrebbe essere riferimento per le iniziative normative in materia anche sul fronte nazionale. Quindi, regole, disciplina, ma libertà di arte venatoria”.
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