
«La disponibilità di stime delle popolazioni può permettere di programmare efficacemente le azioni di controllo necessarie al contenimento della specie e di valutare quanto tali azioni siano state efficaci», spiega Stefano Focardi del Cnr-Isc, responsabile della ricerca. Infatti la ricerca dimostra che negli ambienti studiati, con uno sforzo accettabile, si possono ottenere stime precise al 20%, un notevole salto di qualità. visto che in Europa oggi nessuno riesce a stimare le popolazioni di Cinghiale. «L’articolo presenta un’estesa discussione dei metodi che possono essere usati per il monitoraggio.
Visto l’impatto negativo che la specie ha sulle colture e i costi che questo comporta», aggiunge Barbara Franzetti dell’Ispra, «la possibilità di impostare una gestione adattativa su dati precisi e affidabili rappresenterebbe uno strumento operativo particolarmente utile». «Un problema potenzialmente molto serio determinato dalla presenza del Cinghiale è la diffusione della peste suina africana, che può severamente impattare negativamente la suinicoltura europea», conclude Focardi, «e la disponibilità di metodi precisi per la stima delle popolazioni può essere estremamente rilevante per la formulazione delle mappe di rischio» (Mattino di Padova).

















 
       
               
               
               
               
               
              
































