Un 60enne della provincia di Agrigento è riuscito a vincere un importante ricorso al TAR dopo una vicenda giudiziaria molto particolare che riguarda la licenza di caccia. Il documento non era stato rinnovato dalla Questura a causa della tossicodipendenza del figlio, segnalato per uso di sostanze stupefacenti. Le motivazioni dell’uomo sono state molto chiare: il ragazzo non abita più con lui e inoltre in ogni stagione venatoria aveva sempre rispettato le regole al 100%.
Il ricorso ai giudici amministrativi si è reso necessario dopo i no della stessa Questura e persino della Prefettura. La difesa si è basata sul fatto che esistono diversi precedenti simili. In particolare la constatazione di una semplice parentela con un pregiudicato non può essere sufficiente, da sola, a vietare la richiesta del rinnovo di un porto d’armi.
Il Tribunale Amministrativo Regionale della Sicilia ha accolto questa difesa, sottolineando come la situazione si sia venuta a creare non a causa del padre, ma del figlio, peraltro non convivente. I provvedimenti degli ultimi mesi sono stati impugnati e annullati e il 60enne avrà ora la possibilità di riottenere la licenza di caccia. L’intero discorso potrà essere di grande sostegno nella valutazione di casi identici o molto simili nello svolgimento.
Paese che è tutto ed il contrario di tutto, buon senso in primis: se uno è assodato essere tossicodipendente il PA gli va tolto, punto . Il maneggio di un’arma va concesso a persone che ne abbiano le capacità psico-fisiche e un tossicodipendente non può averle. Non occorre essere un primario di psichiatria per capirlo…